Dettagli Recensione
Espiazione
Nella prima parte della mia vita da lettrice ho avuto una stretta frequentazione con i classici, ma, stranamente, non avevo ancora mai letto niente di Grazia Deledda: davvero imperdonabile, considerando anche che è stata l'unica donna italiana ad aver vinto il premio Nobel per la Letteratura.
Mi sono trovata di fronte ad un romanzo potente, dall'ambientazione incantata e mitica.
Efix, il protagonista, è un vecchio servo, rimasto fedele alle sue padrone dopo che il loro padre è morto. Molti anni prima, una delle quattro sorelle Pintor, Lia, era riuscita a scappare dalla casa paterna, probabilmente con l'aiuto di Efix. Era sbarcata a Civitavecchia e lì si era sposata ed aveva avuto un figlio, Giacinto. Il romanzo si apre con la notizia che il figlio di Lia, Giacinto, sta per arrivare alla casa delle sue zie: sarà una buona notizia? Oppure il giovane, come sua madre, porterà soltanto dolore e scompiglio alla famiglia?
Gli eventi scorrono lenti ed ineluttabili, secondo quanto vuole la sorte: i vari personaggi non riescono ad imporsi al destino.
Efix stesso è consumato da un tormento segreto, ha una colpa feroce che gli pesa sulla coscienza e che non riesce a dimenticare né ad affrontare fino in fondo. Dovrà intraprendere un lungo e faticoso viaggio, sia un vero e proprio cammino sia un percorso dell'anima, per raggiungere la tanto sospirata pace. Anche gli altri personaggi nascondono peccati e segreti, passioni inconfessabili, colpe nascoste, ognuno si porta dentro il proprio tormento.
Lo stile della Deledda è estremamente lirico, le descrizioni dell'ambiente e delle situazioni in cui si trovano a vivere gli esseri umani sono poetiche e languide.
Viene raccontato un mondo rurale che ormai non esiste più, una Sardegna meravigliosa ed arcaica.
“ La luna saliva davanti a lui, e le voci della sera avvertivano l'uomo che la sua giornata era finita. Era il grido cadenzato del cuculo, il zirlio dei grilli precoci, qualche gemito d'uccello; era il sospiro delle canne e la voce sempre più chiara del fiume: ma era soprattutto un soffio, un ansito misterioso che pareva uscire dalla terra stessa: sì, la giornata dell'uomo lavoratore era finita, ma cominciava la vita fantastica dei folletti, delle fate, degli spiriti erranti”. (p. 6)
Eppure le passioni, i sentimenti, i tormenti che muovono noi fragili esseri umani sono sempre gli stessi.
“ «[…] Ma perché questo, Efix, dimmi, tu che hai girato il mondo: è da per tutto così? Perchè la sorte ci stronca così, come canne?»
«Sì», egli disse allora, «siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne, e la nostra sorte è il vento».” (p. 195)
Una lettura malinconica, triste, lirica, che può ancora parlare al cuore e alla coscienza di un lettore di oggi.
Indicazioni utili
Commenti
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |
Ordina
|
Anche a me questo libro è piaciuto molto ; anzi, moltissimo.
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |
Un romanzo indimenticabile che ha colpito moltissimo anche me!