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Il cambiamento talvolta è utopia.
E' la storia di una famiglia catanese di antica discendenza spagnola, gli Uzeda di Francalanza, ambientata ai tempi del Risorgimento meridionale a partire dagli ultimi anni della dominazione borbonica sino all'Unità d'Italia e oltre.
In letteratura anche straniera vi sono parecchi esempi narranti le variopinte saghe familiari tramandate nell'arco di due-tre generazioni (basti pensare al colosso 'Cent'anni di solitudine') ma questa, a mio parere, è per noi italiani particolarmente interessante dal punto di vista storico e patriottico dato che soprattutto nella seconda metà del libro, trasuda di quel periodo sì tanto delicato che portò alla nascita del 'Belpaese'.
Sono rimasta colpita dal comportamento e dal significato di alcune frasi pronunziate da individui di spicco animanti la saga, terminologie e atteggiamenti d'approccio purtroppo molto comuni ai giorni nostri, in questo caso dovuti a decenni di pessima politica e scarsa rappresentazione dell'interesse del privato cittadino nonché i soliti caos tra partiti e politicanti e inghippi elettorali vari per non perdere l'amata 'poltrona'...
Ma rimanendo nel testo c'è un passaggio negli ultimi capitoli, ad esempio, ove il Duca parlando con un parente del nipote ribelle Consalvo, lo scellerato che qualche anno prima neanche ventenne s'era dato alla bella vita accumulando ingenti debiti poi ricaduti sulla famiglia, dichiara apertamente e con sorprendente naturalezza:
"Pensi ancora alla destra e alla sinistra? - esclamò ridendo il Duca, che aveva in tasca la formale promessa d'un seggio al Senato – Non vedi che i partiti vecchi sono finiti? Che c'è una rivoluzione? Chi può dire che cosa uscirà dalle urne a cui hanno chiamato la plebe? Un vero salto nel buio...”
Ecco, proprio queste frasi, considerando il periodo storico in cui furono dette ovvero pochi anni dopo la nascita della nazione Italia, fanno letteralmente rabbrividire, nascondendo, e neanche troppo, un chiaro senso di sfiducia e stanchezza morale già allora presente!
Nel libro emergono altri temi importanti e attuali quali il danaro, l'onore, le battaglie legali per successioni ereditarie con relativi conflitti e ripicche tra fratelli di sangue e parenti vari, il prestigio, la discordia familiare, l'infedeltà coniugale, l'avidità di fama e soldi, l'avarizia anche di sentimenti, insomma di tutto un po'...
E dunque, non c'è affatto da meravigliarsi: niente è cambiato in oltre un secolo di storia della nazione o per meglio dire, rovesciando il senso della frase, se pensavamo di trovare almeno nei primi anni di unità nazionale più purezza e meno guerriglie, più fiducia nelle istituzioni di conseguenza maggiore energia costruttiva da parte del popolo stesso - da quel momento reale protagonista e artefice del proprio futuro - ci sbagliamo di grosso!
Da annoverare certamente tra le letture 'd'obbligo'.
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