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Un pugno di esistenze
Colpa ed espiazione, condanna del vivere e accettazione del bene e del male in esso insiti, fragilità umana ed epica resistenza, un’unica immagine ad esprimerla: le canne al vento, piantate nella terra, condannate all’elemento, capaci però di flettersi, talora di piegarsi, anche spezzarsi, a volte.
Efìsi, il servo sopravvissuto ai vecchi padroni, è immolato al destino delle loro tre figlie, custodi di un’antica nobiltà, di un rango decaduto, superstiti all’interno di una vecchia dimora capace di generare solo ortiche, ferite dalla vita e dall’abbandono della loro sorella, partita a tradimento, a cercare la sua libertà, la sua vita. Da quel giorno la loro esistenza si è cristallizzata, il padre morto, la famiglia in rovina, la sorella lontana, ormai madre e, mai perdonata, morta. Eppure il passato torna, veste gli abiti del figlio da lei generato che torna e, irrisolto, nella sua stessa generazione, entra di prepotenza in una famiglia chiusa, incapace di accettarlo e tanto meno di perdonarlo quando con le sue azioni pare reincarnare nuovi errori rinfocolando passioni mai sopite …
E tornano insieme a lui le colpe , non solo quella del servo, ma di tutti i personaggi, sapientemente rappresentanti nelle loro peculiarità, nella loro composita individualità fatta, in tutti, di bene e in ugual misura di male. Efìsi assurge a simbolo, efficace, di tale condizione, è il fulcro su cui è costruito un interessante impianto narrativo, è la cartina al tornasole della bellezza del paesaggio, dell’amore per la terra, delle sovrapposizioni dei pensieri, delle usanze e della morale, è in ultimo il cardine su cui ruota un pugno di esistenze che la vita ha generato in un territorio, piccolo, infimo, stretto quanti gli usci di case confinanti che non sono più capaci di aprirsi agli altri.
La prosa ricca ed efficace svetta in pagine di puro lirismo, restituisce i pensieri dei personaggi, anima i dialoghi, riempie i silenzi, descrive il paesaggio, racconta l’ambiente, svetta infine trionfante nel pensiero di un moribondo, richiudendo delicatamente l’uscio a proteggere gesti delicati e intimi.
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Libro letto e riletto. Penso sia il romanzo più bello della letteratura italiana dopo "I promessi sposi" e "I Malavoglia". Certamente il Nobel assegnato all'autrice non è stato una 'quota rosa'. Ieri mi è stato regalato "Quasi Grazia" di Fois, con lei protagonista. Mi sono pure annotato "Deledda. Una vita come un romanzo", biografia scritta da un certo Marrocu.