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L'indifferenza che fa la differenza.
Inizialmente, prima ancora di leggerlo, non capivo a cosa si volesse riferire Moravia con questo titolo "Gli indifferenti", è infatti di per sè un pò vago in quanto si può essere indifferenti a mille cose o ad una in particolare e soprattutto il termine può avere a seconda dei caso un'accezione negativa o positiva. Poi ho letto il romanzo, in sei giorni, ed ho concluso pensando che non si poteva trovare titolo migliore, praticamente perfetto, calza come un abito di sartoria al romanzo.
Questo è il primo romanzo "vero" di Moravia, lo finisce all'età di 22 anni e per farlo pubblicare è costretto a pagare di tasca sua. Il romanzo poi una volta uscito riscuoterà un grandissimo successo e ancora oggi viene considerato una delle sue opere migliori, se non addirittura la migliore in assoluto (anche Dacia Maraini la pensa così). In quest'opera Moravia anticipa un movimento che poi verrà ripreso in Francia qualche anno dopo, l'esistenzialismo, e che vedrà in Camus e Sartre due massimi interpreti. E proprio Camus, 20 anni dopo, scriverà "Lo Straniero", opera per molto versi simili a questa, soprattutto nei contenuti.
"Gli Indifferenti" racconta della vicenda di una famiglia borghese ma da poco caduta in miseria, costretta a vendere casa per pagare alcuni debiti. I personaggi sono il vero fulcro del romanzo, sono pochi, ma ognuno ha un ruolo determinante. La famiglia è composta da Mariangela, madre di due giovani, Carla e Michele, i veri protagonisti della storia, poi c'è Leo, il creditore ma allo stesso tempo amante di Mariangela, uomo accecato dal sesso e dai soldi. Infine c'è Lisa, cinica amica di Mariangela. Mariangela è gelosissima di Leo, e non si accorge nè del fatto che Leo la sta costringendo a cedere la casa dove vivono nè soprattutto del fatto che Leo da qualche tempo sembra più interessato a Carla che a lei. Lisa invece ha scoperto l'attrazione di Leo per Carla (ricambiata), ma nasconde tutto per rivolgere le sue attenzioni verso Michele. E poi ci sono i veri due protagonisti della storia, gli indifferenti, i due figli. Carla, che inizia un tira e molla con Leo, prima cede alla sua passione, poi ci ripensa, poi cede ancora e così via. Non è attratta da lui, ma lo fa solo per noia e per dimostrare alla madre che può e sa essere indipendente. L'altro figlio, Michele, è invece l'esaltazione dell'indifferenza. Pensa continuamente il contrario di quello che fa, vorrebbe agire, ma un secondo dopo ci ripensa. Viene più volte insultato e maltrattato da Leo ma non riesce mai a rispondere o a farsi rispettare, e le poche volte che apre bocca poi chiede scusa. Anche quando viene a scoprire che Leo e Carla hanno una storia non riesce a mostrare un minimo di odio nei suoi confronti e addirittura è costretto a fingere dei sentimenti che non prova. L'emblema dell'indifferenza, o forse peggio ancora della passività.
Il romanzo finirà poi in un modo abbastanza prevedibile, d'altra parte l'indifferenza dei protagonisti parla chiaro, ma il senso del racconto è unico ed innovativo per quel tempo.
La scrittura è pulita e semplice, non ci sono periodi lunghi o frasi complesse, la lettura risulta molto scorrevole e piacevole.
In definitiva un libro molto interessante, probabilmente il più bello scritto da Moravia e con un significato ancora profondo ed attuale.
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