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Piccolo mondo antico
 
Piccolo mondo antico 2015-05-29 07:52:57 silvia t
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia t Opinione inserita da silvia t    29 Mag, 2015
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Piccolo mondo antico

L'aria fredda ed umida del lago di Lugano sembra avvolgere la mente del lettore, quasi incatenandolo alle vicende di questo piccolo mondo, fatto di uomini e donne che vivono, amano, soffrono, subendo gli echi della storia, alcuni ignari di ciò che accade, altri protagonisti, altri ancora fieri della propria meschina vita fatta di avidità di cuore e di denari.
Fogazzaro unisce molti elementi narrativi in questo denso romanzo, la componente storica pur rimanendo sullo sfondo fa da tessuto connnettivo di tutta la vicenda, il canovaccio su cui si stende la trama che prende vita a partire dai personaggi così ben delineati da sembrare vivi.
Ognuno di essi nell'intreccio delle loro vite non assume mai atteggiamenti non in linea con la personalità che Fogazzaro ha voluto disegnare loro addosso e allora ecco che la donna voluta come protagonista, Luisa Rigey, è moderna e forte, pronta a difendere ad ogni costo le proprie idee.
Luisa ha un carattere fiero, è intelligente, ha un modo del tutto personale di credere in Dio, la sua fede, però, non è lineare, non è indottrinata dalla Chiesa, crede, ma lo fa a modo suo e non capisce il marito che invece ne possiede una cieca, così come la madre.
I due ragazzi contraggono un matrimonio di manzoniana memoria; come Renzo e Lucia decidono di sposarsi nottetempo, col favore delle tenebre, nascosti da tutto e da tutti, ma Franco Maironi a differenza di Renzo deve combattere contro la nonna, ricca e nobile che non vede di buon occhio questo matrimonio tra un nobile e una borghese.
Le vicende che da qui si susseguono disegnano una trama fatta di tragedie e di cattiverie, di menzogne, di atti vili e spregevoli, ma a risaltare e a rimanere impressi nella mente sono i personaggi, che non sono mai descritti nel fisico, ma solo nel carattere e in modo sapiente l'autore riesce a far penetrare le loro sensazioni sotto la pelle del lettore soprattutto nelle fasi più drammatiche.
Luisa e Franco, l'amato zio Piero, l'odiata Marchesa Orsola, la dolce Maria interagiscono tra di loro in modo così semplice e naturale che pur essendo, la vicenda, ambientata in un passato remoto a noi lettori contemporanei sembra dimostrare l'univesalità dell'animo umano, come i rapporti tra le persone rimangano i medesimi attraverso il tempo e lo spazio, come le tragedie possano sconvolgere le menti più razionali e come la fede possa aiutare, più della ragione, più della fantasia, più della speranza ad affrontare il dolore più grande.
Non tutto il romanzo è a tinte scure, un barlume di speranza si intravede alla fine, anche se incombe, ancora una volta lo spettro della morte e della solitudine che sembra caratterizzare la vita della povera Luisa.
La sapiente penna di Fogazzaro riesce a fondere insieme molti elementi, rimanendo su quello che può essere definito un romanzo contemporaneo, pur risentendo in qualche modo del tempo; è senza dubbio necessaria una contestualizzazione storica per comprendere a pieno i pensieri dei personaggi.
Pur essendo il primo volume di una tetralogia risulta completo, per le vicende narrate e del tutto frubile anche come volume singolo.
La lettura è consigliata, soprattutto per come il personaggio di Luisa riesce a penetrare nella mente e a svegliare degli istinti che forse sembravano perduti!

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Commenti

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Bel commento Silvia; ho letto il libro molti anni fa e, inoltre, ho visto il film in televisione con protagonisti Alida Valli e Massimo Serato; una storia triste e tragica all'ombra dell'imminente guerra di indipendenza. Ciao.
Ferruccio
Come ho avuto già modo di dire è un romanzo molto difficile, sia per il contesto che per lo stile, ma la descrizione dei personaggi è davvero vivida.
A breve arriverà anche Piccolo Mondo moderno che, nonostante ne sia il seguito, ha tutto un altro registro.
Non ho mai visto il film, ma forse dovrei farlo, ne parlano tutti così bene...
Silvia, leggerti è sempre un piacere. In Fogazzaro amo quelle atmosfere lacustri di stampo romantico-decadente. Mi sono anche inoltrato per quel ramo del lago di Lugano proteso in territorio italiano, dove ad Oria c'è la casa dello scrittore col suggestivo giardino, alto sulle acque. Lì mi è parso di respirare l'aura che emana dalle sue pagine.
Leggere i vari autori dell'inizio del novecento/fine ottocento mette in evidenza la grande vivacità intellettuale del tempo: Serao, Deledda, Verga, Fogazzaro e se vogliamo D'annunzio sono autori che scrivevano perché avevano qualcosa da dire!
Senza dubbio sono arrivati ai posteri solo i migliori e chissà quanti autori dell'epoca sono caduti nell'oblio, ma in ogni caso non sono pochi quelli giunti ai giorni nostri.

Oggi siamo in una situazione in cui la società sta attraversando un periodo buio, certo non ci sarà una guerra, ma la crisi del capitalismo sta creando una realtà molto diversa da quella di vent'anni fa, eppure non sembra che vanga colto questo aspetto.

Dagli scrittori, ma anche dagli artisti in genere, mi aspetterei la capacità di essere avanguardie, di respirare il futuro, invece sempre più spesso vedo e leggo cose che esaltano il passato.

Che ne pensate?
Ciao, Silvia. Bella sollecitazione a riflettere.
Io ultimamente leggo (o rileggo) soprattutto classici, come hai detto, selezionati dal tempo; oppure contemporanei stranieri, fra cui ho scoperto libri veramente belli e interessanti; raramente italiani. La mia impressione, relativa a questi ultimi, è che ci sia una forte spinta editoriale a sfruttare veri o presunti successi, tanto da pubblicare libri talvolta di giovani autori senza che vengano accuratamente revisionati se non ripensati, a volte colmi di 'luoghi comuni', non esenti da cadute linguistico-estetiche, ma soprattutto carenti di motivazioni profonde, lontani dalla scrittura come necessità interiore. Se tali autori hanno riscontri commerciali, allora paiono indotti a 'sfornare' un libro ogni anno o quasi. Talvolta si rivolgono al passato dove possono attingere argomenti, che sembrano non captare nel presente.
Parlo in termini generali, è ovvia una eterogeneità qualitativa. Certamente, per me, i classici rappresentano un porto sicuro, dove riscoprire il piacere della lettura e spesso trarre motivi per utili riflessioni.
In risposta ad un precedente commento
siti
31 Mag, 2015
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Non so, leggo pochissimi contemporanei. Quando mi capita non vengo soddisfatta quanto a fine lettura di un classico e questo avviene, penso, per una serie di motivi:
1) non mi fanno riflettere
2) sono troppo accessibili, non mi sfidano
3) rappresentano la brutta contemporaneità
4) dov'è oggi il bello? Come si fa rappresentarlo se è talmente lontano dal nostro decadimento.
5) forse la poesia potrebbe avvicinarsi meglio all'espressione di un sentire profondo, quello necessario per fare arte.
I contemporanei apprezzabili per me sono proprio quelli con una matrice storica e/o autobiografica.
silvia t
31 Mag, 2015
Ultimo aggiornamento:
31 Mag, 2015
Segnala questo commento ad un moderatore
Sul fattore commerciale sono d'accordo, come non esserlo?.
Tu pensi che ad un aspirante scrittore il quale in cuor suo voglia scrivere i nuovi Promessi sposi, una volta arrivato dall'editore, ammesso che si intraveda qualcosa di pubblicabile, venga messo di fronte un soggetto fruibile da tutti e vendibile?

Questo modo di vedere le cose è molto consolante, per cui spero che rappresenti in qualche modo la realtà, perché vorrebbe dire che ancora esiste la voglia di anticipare i tempi e di plasmare i gusti da parte degli artisti; siamo noi che non ne veniamo a contatto e questo a causa degli interessi economici di cui sopra.

La rete potrebbe allora davvero riservare molte sorprese!

Tra i pochi contemporanei che ho letto, mi riferisco ad autori italiani, l'unico che ho trovato interessante è Siti in "resistere non serve a niente": descrive la realtà dal suo punto di vista e le pagine sono intrise di sentimento.

E' troppo personale e non ha il respiro del Romanzo, ma riesce in qualche modo ad trasmettere qualcosa, altri, invece giocano troppo spesso la carta della nostalgia o della semplicità stilistica, puntando all'intrattenimento più che alla qualità e questo in effetti annoia molto.
Ottimo commento per uno splendido libro ! Come Ferruccio ho visto il film con Alida Valli e Massimo Serato, con la regia ddi mario Soldati , se non vado errata. Brava siulvia !
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