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La madre
Nulla eguaglia il rapporto viscerale che si instaura tra una madre e un figlio; su questo solido mattone Grazia Deledda costruisce una storia di lacrime, sofferenze e passioni.
Come di consueto è l'aspro territorio sardo ad accogliere tra i propri luoghi i protagonisti del racconto; anime sole, chi per un motivo chi per un altro, eppure cuori che ribollono di ardore passionale.
Una madre le cui mani sono consunte dalla fatica, poche gioie e tante rinunce, in nome di una piccola felicità fugace che le ha lasciato in grembo un figlio da crescere e da sfamare.
Un figlio amato nonostante le avversità di una vita grama, deciso a percorrere la strada della vocazione religiosa.
Quando tutto sembra scorrere per il verso giusto, l'autrice lacera la veste della normalità per dare voce agli istinti umani, giusti o ingiusti, naturali o torbidi.
La maestria dell'autrice confeziona un romanzo in cui l'evoluzione temporale degli eventi pian piano rallenta, avvolgendo i protagonisti in tinte cupe e notturne, in uno stato emotivo in cui la luce non filtra più; è il tempo dello struggimento, dilaniante e corrosivo, è il tempo delle riflessioni sulle conseguenze delle proprie scelte, è il tempo della chiusura dei conti che la vita impone inesorabile a ciascun individuo.
“La madre” è un romanzo piuttosto breve, possiede una trama succinta, ma l'intensità del contenuto è poderosa. Rispetto ad altri scritti l'elemento naturale del territorio sardo tanto caro all'autrice, è meno presente in nome di una maggiore evidenza degli stati emotivi, colti con struggimento e forza evocativa.
La Deledda sente la necessità di portare alla luce le forze embrionali più genuine e naturali dell'essere umano, siano esse generate dall'istinto siano esse forgiate dagli usi e dai costumi della terra che li ha generati.
Una lettura che costituisce un tassello importante sia per apprezzare gli scritti deleddiani sia per addentrarsi nel panorama letterario del secolo scorso.
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Commenti
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Tema profondissimo, quello di una madre...
Felicità fugace...e in quanto tale...spesso se ne devono pagare i conti...aimè, prima o poi...
Grazie per la segnalazione Silvia.
Pia
Che bella considerazione: istinto, usi e costumi, territorio in fondo sono ciò che , universalmente, caratterizzano ognuno di noi. Bel commento e bel contributo, mi permetto di consigliarvi anche la Sardegna di Giuseppe Dessì con il bellissimo "Paese d'ombre".
Dopo il primo incontro con la penna dell'autrice, decisi che avrei letto ancora altro.
Passeggiando poi in numerose librerie, come ho sottolineato nella pagina dell'introduzione, ho notato l'assenza di Grazia Deledda dagli scaffali, ad eccezione del pluri- conosciuto Canne al vento.
Poi in questo percorso con Silvia T. alla riscoperta dei classici della letteratura italiana, ho avuto modo di leggere altre opere ed apprezzare ancora di più il grande lascito letterario dell'autrice sarda!
un parallelo autori sardi ieri e oggi è un'operazione veramente interessante da condurre.
personalmente non conosco a fondo la Murgia, ho letto solo "Accabadora" e nonostante qualche critica che è stata mossa, io l'ho trovato un romanzo di buon livello per personalità di scrittura e contenuti.
In Accabadora traspare tanto dell'anima sarda di ieri che si riflette ancora sull'oggi.
Ho letto anche Marcello Fois, anche lui mosso da un forte desiderio di raccontare la propria terra.
E' percepibile in tutti gli autori sardi un richiamo intenso alle radici di una terra rude e un po' misteriosa, regolata da una sorta di "diritto proprio e connaturato".
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Ottima l' 'operazione Deledda' , che ci ricorda l'esistenza di una grande scrittrice di casa nostra.