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Cenere
“Cenere” è il romanzo che fonde la sofferenza e la speranza, il bene ed il male, in maniera mirabile.
Impossibile non definirlo un piccolo gioiello; una trama corposa e ben sviluppata, una galleria di personaggi immortali, una serie di scatti color seppia del territorio sardo, una penna che incide come un bisturi la carne quando racconta il dolore.
La speranza e la fede di una giovane donna si scontrano contro il muro della durezza della vita; quanto amore e quanti sogni, quanto bisogno di scappare dal grigiore, quanti sacrifici, quanto tempo speso ad aspettare confidando in un pizzico di fortuna e di affetto.
I personaggi della Deledda sono figli di una società retta da leggi ferree, o nasci ricco o nasci povero, o nasci padrone o nasci servo.
Il tempo scorre inesorabile tra le strade imbiancate di polvere, tra le casupole dei pastori, tra le piccole bicocche della servitù; la notte ed il giorno si alternano tra le aspre boscaglie del nuorese, la vita narrata dalla Deledda è ruvida come il territorio, è spartana, è spicciola, è grigia come la cenere.
La cenere è ciò che resta del fuoco, è cenere ciò che rimane dopo passioni brucianti, dopo delusioni scottanti, dopo che la vita ha arso sentimenti e sogni.
In questo romanzo la poetica deleddiana esplode con forza e vigore, sia in tema di immagini sia in tema di contenuti.
Tra queste pagine vi è l'apoteosi del canto del territorio sardo, culla di una società ancorata a culti e tradizioni ataviche e inespugnabili.
Gli uomini e le donne sono il frutto della terra, sono cuori sensibili e passionali, hanno un volto cupo ed un volto limpido, possiedono un animo avvezzo alla sofferenza e al sacrificio.
E' espressa con lucidità e accettazione la sottile eppure marcata linea che divide il bene ed il male; intesi come due facce della stessa medaglia, quasi imprescindibili l'uno dall'altro.
Tra le pagine di questo romanzo c'è una Deledda al culmine delle sue potenzialità narrative, per nulla inferiore al più noto “Canne al vento”; riesce a fondere con ardore tutti gli elementi necessari per dare una voce ed un volto ad ogni uomo e donna rappresentati, concentrando in ognuno di loro tutte le sfumature della gioia e del dolore, evidenziando con forza la dicotomia, a lei cara, tra male e bene.
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Commenti
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Ho affrontato diverse letture dell'autrice e trovo che questo romanzo concentri nelle sue pagine la miglior poetica deleddiana.
una nota: ho selezionato involontariamente 4 sulla riga della stile, chiedo alla Redazione se è possibile modificarlo in 5.
Ottima segnalazione. Penso che l'autrice meriti veramente un rilancio presso i lettori.
Ciao, Pia
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