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L'esclusa
Dapprima pubblicato a puntate nel 1901 nell’appendice del quotidiano romano “La Tribuna”, ristampato poi dai Fratelli Treves di Milano in una rivisitata edizione nel 1908 ed uscito infine nella versione corretta e definitiva nel 1927 dall’editore fiorentino Bemporad, “L’esclusa” è uno dei romanzi di Pirandello più complessi ed articolati ma anche meno noti o forse è meglio dire sottovalutati.
Marta Ajala, figlia del proprietario di una conceria Fancesco Ajala sposa l’abbiente Rocco Pentàgora che a seguito della scoperta di uno scambio epistolare tra la moglie e l’avvocato Gregorio Alvignani si autoconvince dell’infedeltà della consorte, e rinforzato dall’appoggio del padre che, quasi per consolarlo, lo assicura che le corna sono “uno stemma di famiglia”, una tradizione di cui non angosciarsi troppo, la ripudia.
Il ritorno nella casa paterna getta i genitori e la sorella Maria nello sconforto; nello specifico il padre, Francesco Ajala, si rifugia nella solitudine, nell’isolamento rifiutandosi di vedere la figlia per essere infine stroncato dal dolore.
Con la morte del padre e lo scandalo del matrimonio fallito le tre donne si ritrovano a dover fronteggiare l’ostilità del paese, un astio che si perpetrerà sotto ogni forma e con ogni mezzo. La donna non si arrende e riesce a conseguire il diploma di maestra e a vincere un concorso per insegnare nel collegio locale. Ma si sa, è impensabile che una donna “perduta” educhi delle bambine. La forza dell’ingegno e della volontà di lavorare sono vinti dal giudizio di condanna ed una candidata raccomandata e meno preparata di Marta è scelta per ricoprire quel ruolo.
Sdegnato dalle ingiustizie e dalle condizioni in cui Marta verte, il professor Blandino decide di intercedere presso l’Alvignani, ormai deputato. A Palermo la rinascita, almeno presunta. La donna ottiene in questa città un posto di insegnate, lavoro che le permette di mantenere tutta la famiglia. E’ apprezzata la nostra Marta, sia professionalmente che umanamente tanto che non le mancano i corteggiatori. Ma sentimenti di inquietudine ed infelicità albergano dentro lei tanto che alla fine cede alle avances del rincontrato Alvignani a sua volta stanco e stressato da un lavoro che non lo appaga e lo rende insoddisfatto. Nel frattempo l’ammalato Rocco sente la nostalgia della moglie e vuole riprenderla con sé. Tuttavia ormai è troppo tardi: Marta è incinta dell’Alvignani ed è disgustata dal marito. Dinanzi al capezzale della anche lei esclusa genitrice morente dell’uomo, Fana, i due si ritrovano e li, mentre Rocco piange la perdita della donna, Marta nauseata ed affranta concepisce il proprio proposito di suicidio e di dare in moglie all’ex marito la sorella così che lei e la mamma Agata siano protette e sostenute economicamente.
Scritto nel solco della tradizione della scuola naturalista, “L’esclusa” ci mostra da un lato le difficoltà affrontate dalla figura femminile nella società ostile all’emancipazione e dall’altro temi storici importanti quali la mancata integrazione culturale di un’Italia oramai unita da oltre mezzo secolo. L’opera è infatti imperniata dalla vista di un’Italia retrogada che osteggia vigorosamente ogni fervore culturale.
L’elemento filosofico del romanzo è determinato dal conflitto tra essere ed apparire, fra la vita e la forma, nel paradosso e nell’irrazionalità delle norme morali che regolano la comunità: Marta viene condannata quando è innocente e viene riammessa ed onorata quando consuma realmente l’adulterio.
Un’opera rapida e di facile lettura, ritenuta dalla critica “fredda e disadorna” ma in realtà ricca di umorismo e commozione dove le indiscusse capacità letterarie di Pirandello emergono senza difficoltà attraverso l’utilizzo di un narratore onnisciente e con lo sfruttamento illimitato del discorso indiretto per scandagliare quelle psicologie e quei tratti che altrimenti non sarebbero così ben delineati. Arguta anche la scelta dei nomi chiaramente riferibili alla religione cattolica.
Indicazioni utili
- Il Fu Matia Pascal,
- Enrico IV,
- Sei personaggi in cerca d'autore,
- Così è, se vi pare.
Commenti
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Anni fa ebbi occasione di vedere la messa in scena a teatro in tre serate distinte de "L'enrico IV", "La giara" e "Da sé (179 - Candelora); che emozione indescrivibile!
Consiglio vivamente a tutti di "sacrificare" qualche ora per dedicarsi alla messa in opera di novelle quali quelle sopra citate, sono sensazioni che non si possono qualificare né dimenticare!
Grazie Emilio per le tue parole, mi fa veramente piacere sapere che hai gradito la recensione. Grazie di aver letto le mie parole :-)
Grazie di aver letto la mia opinione, buona serata
Molto bella e "schietta" la tua recensione.
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Complimenti per la bella recensione.
Di Pirandello, oltre ad alcune novelle, amo particolarmente le opere teatrali: le tre citate in fondo sono le mie preferite.