Dettagli Recensione
La pazzia di maschere sociali
“Loro sì, tutti i giorni, ogni momento pretendono che gli altri siano come li vogliono loro; ma non è mica una sopraffazione, questa! -Che! Che!- E' il loro modo di pensare, il loro modo di vedere, di sentire: ciascuno il suo! Avete anche voi il vostro eh? Certo! Ma che può essere il vostro ? Quello della mandra! Misero, labile, incerto... E quelli ne approfittano, vi fanno subire e accettare il loro, per modo che voi sentiate e vediate come loro! O almeno si illudono! Perché poi, che riescono a imporre? Parole! Parole che ciascuno intende e ripete a suo modo. Eh, ma si formano pure così le così dette opinioni correnti! E guai a chi un bel giorno si trovi bollato da una di queste parole che tutti ripetono! Per esempio: pazzo! - Per esempio,che so? - imbecille! - Ma dite un po', si può star quieti a pensare che c'è uno che si affanna a persuadere gli altri che voi siete come vi vede lui, a fissarvi nella stima degli altri secondo il giudizio che ha fatto di voi? - Pazzo Pazzo!”
Così si sfoga “un poverino già fuori del mondo, fuori del tempo, fuori della vita”. Insomma un pazzo. Ma è veramente così? Perché non potrebbe trattarsi di un uomo saggio che si è ritirato nella sicura cristallizzazione della storia per fuggire la fatalità del tempo e soprattutto un mondo che lo circonda fatto di maschere e sopraffazione? Un mondo di tanti ratti con i bigodini che seguono il suono ammaliante di qualche pifferaio? Forse quell'uomo condannato all'isolamento e alla malinconia da una società di pazzi, dopo qualche inutile tentativo di reinserimento, ha finalmente compreso dello sterco di cui si è coperto tra gli applausi e gli elogi di un gregge belante che non sa esprimere un pensiero proprio. Solo seguire, solo obbedire ciecamente. E allora meglio, la “pazzia”, come quegli ebeti lì, quei veri folli, la chiamano. Così decide Enrico IV, che ha preferito “essere folle per proprio contro che saggio con le idee altrui”, come avrebbe detto Nietzche.
E' una splendida giornata. All'esclusivo Circolo della caccia, si tiene una carnevalesca parata storica. Abbiamo Matilde di Canossa, Barbarossa e tanti altri. Però la serenità di questa farsa è offuscata da un incidente: un Enrico IV cade da cavallo e batte la testa. Per miracolo non si hanno ferite, né perdite di sangue. L'uomo mascherato è solo svenuto ma al risveglio comincia l' “incubo”. Quel rispettabile signore di buona famiglia pensa veramente di essere l'imperatore tedesco Enrico IV di Franconia (1050-1106): inveisce contro il suo acerrimo nemico Gregorio VII, maledice la marchesa di Toscana, brucia di vendetta per l'umiliazione a Canossa. All'unanimità viene etichettato come “pazzo” e isolato nella sua casa-castello con quattro attori pagati per fingere di essere i loro consiglieri segreti . Nessuno lo viene a trovare: perché mai andare da un folle, un soggetto così pericoloso? Solo i più stretti parenti di tanto in tanto si recano da lui per farlo visitare da qualche psichiatra ma nessuno si è mai posto la domanda se sia volutamente pazzo.
Allargando la shakespearina tecnica del play within the play, Luigi Pirandello mette in scena una originalissima rappresentazione: una recita di una recita. Lo fa con un registro semplice, scorrevole ed estremamente arguto. Una commedia brillante ma da un profondo spessore filosofico. In poche battute, l'autore affronta il tema della sana follia e quelli a lui cari della maschera e del rapporto fievole tra finzione e realtà. Enrico IV, l'unico personaggio del dramma risparmiato dalla spietata ironia dell'autore, è il vero eroe, il folle che svela le convenzioni sociali, ma è anche l'antieroe che non solo rinuncia ma si rifugia pure nella propria maschera, pur di sfuggire dalla folle società di coloro che vivono agitatamente, senza vedere la propria pazzia. Una figura, quella del malinconico Enrico IV, a 360 gradi, potente nelle sue migliaia di sfaccettature che lo erge a emblema del teatro pirandelliano.
In conclusione, d'ora in poi, quando diremo “quanto è strano quel tipo” o “quello lì è proprio un pazzo”, pensiamo a Enrico IV e vedremo che siamo noi i pazzi che non ci rendiamo conto della maschera impostaci dagli altri. Buona lettura!
Indicazioni utili
Commenti
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Ordina
|
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Quest'opera di Pirandello e' bellissima. Negli archivi della RAI c'è' una registrazione interpretata da Albertazzi: e' un capolavoro di recitazione.
Il protagonista ride di noi che pensiamo di essere liberi; inconsapevoli dei condizionamenti che orientano il nostro modo di essere: pensiamo oggi alle mode, ai conformismi degli 'anticonformisti' .... .