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Notturno
Allo scoppio del primo conflitto mondiale nel 1915, D'Annunzio si arruolò e partecipò attivamente alle operazioni belliche come aviatore.
Il suo “Notturno” nacque durante un periodo di convalescenza a seguito di un incidente aereo nei pressi di Venezia, che gli compromise l'uso della vista, infliggendogli l'obbligo di forzata mobilità per diverse settimane.
Nasce come un lavoro dal marcato accento autobiografico soprattutto nel preludio, riportando i dettagli amari dell'incidente occorso, la perdita del caro amico co-pilota, il ricordo delle numerose azioni belliche affrontate; eppoi il contenuto vola tra presente e passato, tra sogni ed incubi, assumendo le caratteristiche del flusso di coscienza.
Si rompono gli argini spazio-tempo, più prende forma il demone della cecità più si accavallano le immagini, scorrono i ricordi della memoria, voci e volti, paure ed emozioni.
La voce di D'Annunzio scorre con fiume in piena, scuotendo il suo stesso animo, facendolo vagare tra pensieri tristi e dolorosi, mettendolo al cospetto della morte e del buio.
Egli attraversa così momenti cupi in cui sembra vacillare e perdersi, abbandonando le parole altisonanti del superuomo, rimpicciolendosi come uomo comune di fronte alle asperità della vita.
Un D'Annunzio uomo diverso, minato nella salute e nella serenità spirituale, fiaccato nel fisico e provato moralmente.
Un componimento dal sapore nettamente diverso rispetto ad altre opere, a testimonianza della ecletticità dell'autore, di una penna che ha percorso varie strade espressive.
La prosa è depurata dalla ricerca estetica, è raffinata e lirica, ben adatta ad un fluire ininterrotto di pensieri e ricordi, di immagini che si inanellano senza lasciare spazi.
Un'opera accolta con enfasi dalla critica del tempo, vista come un mettersi a nudo da parte dell'autore spogliandosi dalle maschere utilizzate nei momenti precedenti.
Potrebbe essere, come potrebbe essere l'ennesima sperimentazione letteraria del vate, accogliendo lo spunto offertogli dalla vita stessa, una dura prova, la paura della cecità, una caduta agli inferi senza garanzie di ritorno, elementi che lo costringono ad un'analisi disperata della vita passata.
E così egli forgia la sua penna adattandola ai suoi pensieri straripanti, ad un animo che vaga tra sogno e realtà senza confini, varcando le terre delle visioni che lo portano fino alla giovinezza, alla casa natale e alla cara madre, per poi riemergere e navigare nelle acque agitate del presente, scosso dalle recenti immagini di morte, di vite spezzate, di colori terrei di volti spenti per sempre.
Un D'Annunzio meno conosciuto emerge dalla lettura di “Notturno”, lontano da echi filosofici, da tensioni idealistiche di stampo politico, lontano da contaminazioni letterarie marcate presenti altrove.
* Termina con la recensione di questo titolo il percorso di lettura proposto alla riscoperta di Gabriele D'Annunzio; un autore dai forti contrasti, come emerge dall'insieme di tutta la sua produzione e dalle opere scelte e recensite.
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Mia madre, quando ero una ragazzina , mi recitava a memoria interi brani del Notturno : ora dico : pura musica ..E veramente i vertici toccati da D'Annunzio sul stilistico e linguistico - affascinante musica dalle mille colores inediti rispetto ai precedenti spartiti - sono molto , ma molto difficilmente uguagliabili . Tanto per la cronaca già quando ero al liceo il declino della fortuna delle opere dannunziane era già allo zenith . Quindi in quel lontano tempo non apprezzavo il Notturno... Poi mi sono ampiamente ricreduta-..
E infine : Grazie Silvia per il percorso dannunziano ! Attendo Pirandello , da me da sempre amato.
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