Dettagli Recensione

 
L'innocente
 
L'innocente 2014-02-27 08:36:39 silvia t
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia t Opinione inserita da silvia t    27 Febbraio, 2014
Top 100 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

L'innocente

Bello da togliere il fiato, perfetto in ogni sua sfumatura, l'amore che D'annunzio aveva per Wagner si palesa in questo suo romanzo che appare come il compendio di un'epoca; tutte le pagine sono imbevute di quell'epicità che caratterizzò la fine del XIX e l'inizio del XX, molti sono i piani di lettura che si prestano alla comprensione totale dell'opera che come una sinfonia penetra nelle corde più profonde dell'animo, lasciando interdetto il lettore, incapace di giudicare, incapace di condannare colui che è colpevole, senza alcun dubbio, senza alcuna possibilità di riscatto.
E' sul piano narrativo che si gioca la partita più importante, il coraggio di affrontare argomenti pesanti, come la colpa, il perdono, l'espiazione, ma anche più pragmatici come l'adulterio e l'aborto. D'Annunzio affronta tutto questo scegliendo come forma narrativa la prima persona, una confessione che procede in analessi, così il lettore conosce i pensieri che attanagliano il protagonista, ma allo stesso tempo creando un'empatia con esso, perché il racconto è sincero e il dolore e lo sgomento reale.
Un omicidio è quello che viene confessato e il percorso che porta ad esso, i fatti e i pensieri che lo precedono, in un climax che attanaglia il lettore, che porta all'inevitabile finale che già conosce, ma non per questo meno straziante, meno incomprensibile.
Nonostante tutta la vicenda sia chiara fin dalla prima pagina, anzi fin dal prologo, la tensione rimane elevata per tutta la narrazione e la sua conclusione non può che essere accolta come una liberazione. L'artificio con cui l'omicidio si compie può ad una prima lettura apparire forzato, ma se letto nell'insieme appare invece ben calibrato e inserito ad arte in un contesto perfetto, infatti il fato si piega al superuomo che nonostante tutto può plasmare gli eventi a proprio piacimento con la sua sola forza di volontà. Tutto il romanzo è intriso di questa sensazione, della consapevolezza del protagonista di poter plasmare il destino che gli si è voltato contro, ma egli potrà renderlo suo servo e far si che gli eventi giochino a suo favore. E' chiaro il riferimento alle tematiche tanto care a D'annunzio e gli echi di Nitzsche rimbombano per tutto il romanzo rendendo quasi soprannaturale e quindi lecite, “Al di là del bene e del male”, le azioni e i pensieri disumani di Tullio.
Tutti i punti di riferimento sono sovvertiti, ciò che appare, nella normalità, dolce e tenero foriero di buone sensazioni, si rende qui orrendo e cattivo perché personificazione innocente della colpa, dell'orgoglio ferito e per questo non degno della vita.
La neonata psicanalisi fa il suo ingresso in questo romanzo che attinge a piene mani da essa, riuscendo a delineare con pochi tratti ogni personaggio secondario, ognuna delle tante comparse è ben caratterizzata, sempre attraverso le azioni e mai attraverso i pensieri o le considerazioni di Tullio; solo Tullio e la moglie Giuliana necessitano di giustificazioni per non apparire dei mostri, per non far nascere nel lettore quel disgusto che sarebbe ovvi, ma che non si riesce proprio a provare.
Tutte queste tematiche sono poi portate sulla carta con una tale soavità, ricchezza di vocaboli attraverso accostamenti sonori che sfiorano, senza però toccarla la poesia, quasi che una parola fosse legata all'altra da un legame indissolubile e perciò impossibile appare l'interruzione.
La sensazione che ha il lettore è di galleggiare sospeso a mezz'aria tra il bene e il male, in quelle stanze ricche, in cui la perfezione mostrata è pari solo alla decadenza degli animo, alla deriva della coscienza e la musicalità delle parole che si susseguono, dolci ed evocative, rassicuranti ma piene di pathos non possono che creare quello stato di tensione che pervade il lettore fono alla conclusione senza possibilità di scegliere, si condanna, perché si deve, ma non c'è modo di non provare pietà per quella mano che non ha potuto vincere il suo essere superuomo, non ha potuto non vendicare il proprio orgoglio ferito, foss'anche macchiandosi di una colpa che resterà indelebile nella propria coscienza, ma permetterà di continuare a vivere.
Un romanzo che contiene in sé tutte le caratteristiche del capolavoro, sotto il punto di vista stilistico perfetto e sotto quello del contenuto profondo, non solo in considerazione dell'epoca in cui è stato scritto.
Ne consiglio la lettura per non perdere un gioiello della nostra letteratura, che forse può aiutare a capire il confine tra letteratura e intrattenimento letterario; questa storia trascende se stessa, obbligando a riflettere su stessi e sulle proprie convinzioni.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
200
Segnala questa recensione ad un moderatore

Commenti

5 risultati - visualizzati 1 - 5
Ordina 
Per inserire la tua opinione devi essere registrato.

Ero sul punto di leggerlo mesi fa travolta dall'onda dannunziana, poi l'ho mollato. Ok, rimesso in lista!
In risposta ad un precedente commento
silvia t
27 Febbraio, 2014
Segnala questo commento ad un moderatore
E' un D'Annunzio molto umano e particolare.
Non gli ho dato il punteggio pieno perché nonostante tutto continuo a pensare che il capolavoro di D'annunzio, per quanto riguarda i romanzi, sia "Il trionfo della morte".
Un'analisi bellissima e approfondita sia per quel che riguarda i contenuti, sia per ciò che attiene allo stile! Un testo stupendo, condivido la tua valutazione.
In risposta ad un precedente commento
silvia t
28 Febbraio, 2014
Segnala questo commento ad un moderatore
Quando ero liceale lessi "Il piacere" e mi piacque davvero tanto, ma a quindici anni si da più importanza a cose che ne hanno poca, per cui non ho mai più letto nient'altro di D'Annunzio...non poteva piacermi "uno così" :-) Poi con gli anni sono riuscita a scindere l'uomo dall'artista e devo dire che in questi romanzi la figura dell'uomo che ne esce è davvero molto fragile del tutto inadeguata a incarnare l'ideale.
Un grandissimo autore della nostra letteratura, senza ombra di dubbio, anche perché affronta dei temi davvero interessanti e pone il lettore di fronte a dei dubbi esistenziali non indifferenti.
In risposta ad un precedente commento
silvia71
28 Febbraio, 2014
Segnala questo commento ad un moderatore
si concordo, i temi ci sono e sono interessanti e profondi!
un autore da leggere e rileggere con un pizzico di maturità sulle spalle, riesce a trasmettere tanto con le sue opere ancora oggi.
5 risultati - visualizzati 1 - 5

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Identità sconosciuta
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Tatà
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il mio assassino
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
La vita a volte capita
Valutazione Utenti
 
4.3 (3)
Il dio dei boschi
Valutazione Utenti
 
4.1 (3)
La prova della mia innocenza
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Il sistema Vivacchia
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Il garofano rosso
Vita
La ballerina
Eleonora d'Arborea
Satiricon
L'illusione
L'uomo è forte
La bella di Cabras
Il marchese di Roccaverdina
Una giornata
Una vita
Suor Giovanna della Croce
Dopo il divorzio
Il podere
Con gli occhi chiusi
Geografia. L'Italia