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settembre 1854
Tutto ha inizio...
Un'atmosfera funerea avvolge la città, l'epidemia è giunta alle porte di Catania, chi può fugge cercando di sottrarsi al contagio.
Il colera, da sempre veicolo di morte, paradossalmente sarà una "benedizione" per Maria, una delle tante "spose del Signore", la quale finalmente potrà scostare quel velo di "tristezza che assaliva in convento tutte noi povere recluse". Il convento sarà la sua prigione. Ogni emozione repressa, da quei "muri claustrali al di sopra degli alberi" dove nemmeno i fiori riescono a sbocciare privati dai raggi solari e dall'aria, cui unico intento è di separare le novizie dal resto del mondo, sarà risvegliata diffondendo nell'aria una nuova sensazione, cui daremo il nome di libertà. Come una bambina, si farà prendere dall'entusiasmo per ogni meraviglia del Creato, che incrocerà il suo sguardo dove tutto "è bello: l'aria, la luce, il cielo, gli alberi, i monti, le valli, il mare!" e la constatazione dell'esistenza di un mondo non più grigio bensì caratterizzato da una miriade di colori farà da preludio ai suoi turbamenti.
Maria, lasciata sola con le sue ansie, i suoi sensi di colpa... che nessuno può o non vuole capire, allevierà la sua impotenza a modificare il corso della vita, attraverso delle lettere/confessioni indirizzate, con la complicità di Filomena, all'unica amica Marianna, conosciuta in convento ma con un destino diverso.
Ed è un reiterare della 'LIBERTÀ NEGATA' in tutte le sue sfaccettature: Di amare, di gioire, di vivere...
Inaccettabile è il comportamento della matrigna, che con il suo anaffettismo "ragazza mia, se l'aria della campagna ti fa male, tuo padre non insisterà a tenerti qui, e ti permetterà di ritornare al tuo convento" si discosta da qualsiasi archetipo di genitore amorevole.
Come non far caso all'immobilismo del padre che "trova sempre nella sua cecità provvidenziale mille ragioni per illudersi e non vedere lo stato in cui sono". Ispirato a un fatto reale, Verga ci offre una lettura con tanti punti di riflessione.
Ancora una volta assistiamo inermi al trionfo dei 'vinti' dove la rassegnazione regna sovrana.
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