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MEMENTO VIVERE
« Comincia il libro chiamato Decameron, cognominato Prencipe Galeotto, nel quale si contengono cento novelle in dieci dì dette da sette donne e da tre giovani uomini. »
Pietra miliare della letteratura italiana, Il Decameron di Boccaccio è considerato erroneamente una prosecuzione dell'opera dantesca ( "cognominato Prencipe Galeotto" è un evidente riferimento all'episodio di Paolo e Francesca del V canto dell'Inferno), ma il peccato dei due giovani è sufficiente a Dante per condannarli alle fiamme dell'Inferno, diversamente dall'autore fiorentino.
Dunque, non sarebbe corretto considerare il Decameron una raccolta di racconti che esprimono a 360 gradi il pensiero medievale del Duecento (come ritiene Vittore Branca), o un'opera immorale e realistica (come afferma De Sanctis). Il Decameron racchiude in sé i conflitti, le tensioni e i contrasti di una società che si evolve, di una società dominata dalla corruzione e dal denaro della borghesia che lentamente si sostituisce alla nobiltà locale ( siamo nella metà del Trecento ormai).
Le 100 novelle sono rivolte alle donne che soffrono pene d'amore ( come viene spiegato nel proemio): la donna medievale viveva segregata in casa, e dopo che la sua famiglia decideva chi avrebbe sposato, passava semplicemente dall'essere controllata dal padre e i fratelli, all'essere controllata dal marito. L'opera boccacciana rappresenta quel movimento che alle donne viene negato, una sorta di distrazione e di cura dalle sofferenze amorose. Un’esortazione alla gioia e al piacere in una dimensione tutta terrena, ma questo non vi inganni: non vi è nulla di peccaminoso nella scelta della giovane brigata di allontanarsi da Firenze distrutta dalla peste. Le ragazze e ragazzi della compagnia si allontanano dalla depravazione e corruzione fisica e morale imperante in città, per vivere all’insegna dell’equilibrio e dell’armonia. I giovani si pongono tabù verbali e non rifiutano la sfera sessuale, che è una componente naturale dell’essere umano, diversamente dal clero. “Le scappatelle sessuali dei predicatori della castità producono un effetto di comicità particolare e mostrano come La Natura, scacciata dalla porta, rientri dalla finestra; i conventi PARLANO di astinenza e sono pieni di lascivia; i dieci giovani parlano di sesso senza tabù e VIVONO castamente” ( Kurt Flasch su Decameron). In definitiva, l’opera si presenta come un trattato portatore di una nuova morale ( in cui si può riconoscere una matrice ovidiana).
Infine, non si può prescindere dall’accennare alla descrizione della peste nell’Introduzione. Boccaccio rifiuta la spiegazione filosofico-scientifica e teologica, affermando solamente che se la peste è una punizione divina Firenze se l’è meritata oppure che deriva dalla malvagità umana: l’obiettivo dell’autore è quello di muovere una critica alla scienza e medicina moderna, che si arroga il diritto di trovare una spiegazione ad una catastrofe naturale come la peste, ma non è in grado di trovare una cura all’epidemia. In questo modo egli dichiara la superiorità della poesia, della sua poesia, che si limita a descrivere gli eventi e i fatti così come appaiono, senza pretendere di trarre conclusioni su ciò che invisibile (come la religione).
Dopo tale analisi sistematica ( nata da una sintetica rielaborazione del saggio di Kurt Flash, “Poesia dopo la peste”), che ritengo sufficiente ad una comprensione generale del testo, pur riconoscendone la complessità, non voglio inibire la vostra lettura. Vi consiglio di lasciare il Decameron sul vostro comodino e leggere saltuariamente singole novelle che sono dei brevi capolavori apparentemente slegati tra di loro ( qualcuno ha intravisto un processo di evoluzione spirituale dalla prima all’ultima). Divertente, commuovente, buffo, e ancora tutto ciò che può essere legato alla sfera umana, condensato in 100 racconti.