Dettagli Recensione
Il vulcano e le formiche
Milano 1881
La città è in festa per la grande Esposizione Nazionale. In questi giorni alla Scala si rappresenta il Ballo Excelsior che si conclude con l'inno alla Scienza, al Progresso, alla Fratellanza, all'Amore. Questo storico evento rappresenta la massima espressione di una città in pieno fermento industriale e urbano. Milano si riempie di importanti industrie, come la Pirelli, e assume un aspetto nuovo che rispecchia le innovazioni della Belle Epoque (basti pensare alla Galleria Vittorio Emanuele II) e anche la sua estrema vitalità. Gli eventi mondani prosperano e tra i sfavillanti saloni di contesse ma anche di mogli di ricchi imprenditori passeggia un siciliano,conosciuto per un romanzo epistolare intitolato Storia di una capinera. Il suo nome è Giovanni Verga, nobile di provincia, partito prima da Catania poi da Firenze per avere successo. Egli è colpito dai grandi passi del progresso delle tecniche e delle scienze di quel tempo, ma dietro il lusso ostentato della borghesia e dei pochi nobili rimasti, riconosce la folla, divenuta proletariato che vive in condizioni infime e che reclama i propri diritti. Lo scrittore catanese rimane sconvolto dai numerosi individui che si sono lasciati trasportare dalla corsa del progresso e ne sono stati travolti e che ora sono abbandonati nel dimenticatoio della loro triste miseria. Egli vuole smascherare nella luce gloriosa dello sviluppo “quanto c'è di meschino negli interessi particolari che lo producono” e lo fa con un ciclo purtroppo rimasto incompiuto: I Vinti che si apre con i Malavoglia. Ambientazione: la feudale,intatta, solida, fuori dalla storia Sicilia. Soggetto: “lo studio sincero e appassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni, le prime irrequietudini pel benessere; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliuola vissuta sino allora relativamente felice, la vaga bramosia dell'ignoto, l'accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe star meglio”.
Nel piccolo villaggio di Acri Trezza, nei dintorni catanesi, vive tranquillamente nelle sue abitudini cicliche e stagionali e nelle sue tradizioni di pescatori la famiglia Toscano, chiamata in antitesi con la sua energica voglia di lavoro, Malvoglia. Essa è formata da: Patron 'Ntoni, il più anziano e perno del nucleo famigliare, con le sue ampie conoscenze marittime e con il suo sterminato registro di proverbi; suo figlio Bastianazzo, un uomo dal cuore buono, forte e molto rispettoso nei confronti del padre; sua moglie Mariuzza (Maria) detta la Longa, un'ottima e affettuosa massaia, e i loro figli 'Ntoni, un ragazzo buono ma ingenuotto e un po' brontolone, Luca, molto più giudizioso del fratello, Mena (Filomena), giovane timida chiamata Sant'Agata perché passa tutto il suo tempo a tessere, Alessi (Alessio), birbantello tutto suo nonno e la più giovane di tutti, Lia (Rosalia). Questa unita famiglia vive serenamente nella casa del nespolo grazie alla propria imbarcazione, chiamata Provvidenza. Ma il bucolico idillio viene interrotto dalla chiamata in leva di 'Ntoni, il quale andando lascia più lavoro agli altri familiari. Allora patron 'Ntoni, per ottenere un cospicuo guadagno nel quale possa rientrare la dote di Mena, accetta di far trasportare un carico di luppoli (senza saperlo avariati) presi a credito da zio Crocifisso Campana di Legno, l'usuraio di Acri Trezza. Tuttavia succede una disgrazia: in una tempesta la Provvidenza affonda con il suo carico e con Bastianazzo. Iniziano le sciagure per la famiglia Malavoglia: lutti, malattie, debiti, pignoramenti, minacce, sacrifici assaltano i suoi membri che rimangono comunque uniti e disposti a ricreare le antiche fortune, aggiustando il relitto della Provvidenza. Ma di provvidenza alla Manzoni non se ne trova le tracce, la casa dei Malavoglia è continuamente visitata dalla Morte e dalla Sfortuna. Oltre a questo ad aggravare la situazione ci si mette il giovane 'Ntoni, tornato dalla leva per sorreggere la famiglia, che odia il suo mestiere, il suo destino misero ed immutabile mentre in città aveva visto uomini andare in carrozza tutto il tempo e donne ricoperte tutte di seta. Che senso ha lavorare quando la Sorte torna a sempre a disfare quel poco che si è ricostruito? In un paesino dove tutti si conoscono tra loro, e dove ognuno sparla dell'altro, tra pettegolezzi e intrighi rusticani, i poveri Malavoglia riusciranno a risollevarsi dalle sciagure che li colpiscono continuamente? E pensare che tutto ciò è stato causato dal desiderio di guadagno proveniente da un carico di luppoli!
Verga con questa storia- epurata del romanzesco, dell'intreccio a vantaggio di una struttura circolare che richiami la ciclicità della dimensione contadina dominante nell'opera- ci mostra la sua visione pessimistica della realtà, dove ognuno non può far nulla per cambiare il proprio destino e innalzare la propria posizione e vincere la propria miseria, dove gli apparenti vantaggi del progresso aggravano solamente la situazione in quanto la natura è dura e malvagia e distrugge eternamente le opere che gli uomini costruiscono e ricostruiscono in una spirale senza fine. Come afferma Vincenzo Consolo, “il mondo come luogo aspro e inospitale al pari d'un vulcano; la vita degli uomini come quella precaria e disperatamente ostinata delle formiche. E nel deserto della natura e della storia, unica consolazione si trova nella fratellanza umana; si trova nelle religione della tradizione e dei legami famigliari, nell'attaccamento, tenace come quello dell'ostrica allo scoglio, al paese natio”. E tutto ciò si incarna nella figura del patriarca 'Ntoni, strenuo difensore del principio “per menare il remo bisogna che le cinque dita s'aiutino l'un l'altro”.
Dunque Verga ci lancia un richiamo al regresso, al ritorno alle tradizioni degli antenati, al culto dell'unità famigliare, alla fratellanza rusticana, uniche soluzioni alle meschinità che si celano dietro il progresso. Il tutto con uno stile quanto più oggettivo e realistico possibile, con la resa acuta e precisa del dialetto popolare, grazie all'uso del discordo indiretto libero, il quale stile, specie all'inizio, può confondere il lettore e che richiede comunque una continua attenzione. Ma ne è valsa veramente la pena. Non posso dire altro che consigliarvi energicamente questo breve romanzo e augurarvi una buona lettura!
Indicazioni utili
Commenti
9 risultati - visualizzati 1 - 9 |
Ordina
|
Grande!!!
Pia
IO alla vostra' eta' stavo ancora imparando l'alfabeto :-D
Comunque no, non sono tutti così dalle nostre parti (tra poco, almeno io, credo che dovrò tornare ad impararlo l'alfabeto, un po' di semplicità ed essenzialità mi manca).
Grazie.
9 risultati - visualizzati 1 - 9 |