Dettagli Recensione
Un romanzo d'altri tempi
Profondamente curato e stilisticamente perfetto, Il Piacere è un romanzo di indubitabile peso storico e letterario. Un protagonista dalle passioni travolgenti, una femme fatale, uno stile prolisso e accurato da tipico esteta e la bellezza seducente di una Roma immortale non sono che ghirigori intorno ad un grave problema della società di fine ottocento: la decadenza della classe aristocratica.
Non si può criticare un'opera di così vasta portata, tanto meno se accompagnata dallo stile impeccabile del D'Annunzio, il quale, pur mantenendo un linguaggio chiaro e alla portata di tutti, non rinuncia a raffinate figure retoriche, riferimenti a grandi poeti del passato - come Percy Shelley -, accurate descrizioni di luoghi e sentimenti e all'inserimento di appassionati sonetti in stile petrarchesco. Tutto ciò può avere due reazioni nel lettore: esaltarlo follemente o annoiarlo mortalmente, io propenderei per la seconda opzione, se non amassi la musicalità poetica e la perfezione nello stile.
Non possiamo non accennare infine, all'importanza rivestita dall'apparenza e dall'arte. Il giovane protagonista, Andrea Sperelli, in quanto giovane artista e raffinato esteta si lascia guidare nel cammino della propria esistenza dal consiglio del padre: "Bisogna fare la propria vita, come si fa un'opera d'arte", e questo immagino dica tutto sulla sua personalità.
Vorrei allegare un piccolo stralcio tratto dal libro, per rendere ancora più chiare le mie parole: "Affascinato dal tramonto bellicoso, egli non anche giungeva a veder chiaramente in sé medesimo. Ma, quando la cenere del crepuscolo piovve spegnendo ogni guerra e il mare sembrò un'immensa palude plumbea, egli credé udire nell'ombra il grido dell'anima sua, il grido d'altre anime. Era dentro di lui, come un cupo naufragio nell'ombra".
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