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Ogni guerra è una guerra civile
"Guardare certi morti è umiliante. Non sono più faccenda altrui; non ci si sente capitati sul posto per caso. Si ha l'impressione che lo stesso destino che ha messo in terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vederli, a riempircene gli occhi. Ci si sente umiliati perchè si capisce-si tocca con gli occhi- che al posto del morto potremmo essere noi: non ci sarebbe differenza, e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato".
Queste parole provengono dal capitolo conclusivo di "La casa in collina" e meglio di tutte possono spiegare la trama e le tematiche del romanzo di Pavese. La meditazione filosofica-esistenziale sul significato della guerra, sull'impegno civile, sul disinteresse e l'indifferenza per il mondo circostante, sono al centro del racconto di Cesare Pavese. Tutti i romanzi di Pavese, a cominciare dal suo più noto "La luna e i falò", hanno una forte componente autobiografica; e anche "La casa in collina" rispecchia molto della vita travagliata dell'autore.
Il protagonista principale della vicenda è Corrado, un professore che si disinteressa completamente della guerra e dei bombardamenti devastanti che la Seconda Guerra mondiale sta portando nella sua regione, tra la sua gente e le sue colline. Egli vive con apatia questo momento storico drammatico e sembra quasi che la realtà a lui intorno non gli interessi affatto. Per questo decide di ritirarsi in un paese rurale in cima ad una collina, luogo mitico e fortemente simbolico sempre presente nell'universo pavesiano. La collina rappresenta il grembo materno. Il ritorno a un luogo sicuro, che dà protezione e sicurezza, che ti isola completamente dal mondo esterno. Un rifugio che però, alla lunga, non sembra offrire al protagonista quella sicurezza cercata. In questo mondo ovattato e lontano dalla Storia, Corrado trova conforto frequentando gente allegra e semplice che passa le giornate in una vecchia osteria del paese. In questo quadro si inseriscono anche la madre e il suo grande amore del passato, Cate, madre di Dino, che Corrado sospetta essere suo figlio.
Un giorno però, la Storia farà il suo ingresso prepotente e violento in quel mondo contadino, distruggendo qualsiasi sembianza di serenità e indifferenza...
Al centro del romanzo c'è la guerra. Corrado riflette sul significato della guerra e del profondo abisso nel quale sembra essere precipitato l'uomo moderno. La riflessione esistenziale del protagonista, sembra quasi annullare ogni convinzione o credo politico, come se questo fosse del tutto inutile di fronte alla barbarie e al sangue dei caduti. Le idee politiche e l'adesione ad un'ideologia, si sbriciolano davanti al recupero degli antichissimi valori di solidarietà, di fratellanza e di pietà. Valori che ci portano a pensare che i morti non abbiano colori; che il sangue da loro versato non verrà dimenticato perchè, come ci ricorda alla fine Pavese, "ogni guerra è una guerra civile: ogni cadavere somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione".
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Per questo secondo non è umanamente giusto parlare di codardia!
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