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L'inettitudine secondo Svevo
Io penso che questo sia uno dei più grandi capolavori della letteratura italiana di fine Ottocento. Lo penso fin da quando ho studiato Italo Svevo sui banchi di scuola, quando la mia professoressa (grande prof!) ci faceva appassionare e divertire facendoci entrare nei meandri meravigliosi della letteratura italiana, una delle più belle del mondo. Da allora, come tutta la letteratura in genere, non ho mai smesso di amarla.
Chiusa questa piccola parentesi autobiografica, mi concentrerò nella recensione del romanzo. Non si tratta di una recensione facile, perchè il romanzo non è facile. Quando si parla di Italo Svevo si pensa subito alla Coscienza di Zeno (giustamente), considerato da alcuni critici addirittura come il miglior romanzo del Novecento, abbandonando all'oblio gli altri due romanzi: Una vita e Senilità.
In realtà questo romanzo uscito negli ultimi anni dell'Ottocento (1898) merita grande attenzione in quanto l'autore, a differenza di "Una vita", si disinteressa del quadro sociale dell'epoca concentrandosi maggiormente sulle vicende dei quattro personaggi principali.
La trama ruota attorno a Emilio Brentani, modesto impiegato di una società di assicurazioni, con un passato da scrittore fallito. E' un sognatore, un idealista, che viene continuamente accudito dall'amorevole sorella Amalia, la quale si prodiga con tutte le forze per aiutare il fratello. Un'altra figura centrale della vita di Emilio è invece Stefano Balli, scultore, con una personalità d'acciaio che ha una grande fortuna con le donne. Ed è proprio il dongiovannismo di Stefano che convince Emilio a gettarsi in una relazione con una donna del popolo, Angiolina, con la quale spera di trovare quel pizzico di avventura e follia che serve alla sua vita monotona. Ma le cose non vanno così bene come sembra: con il passare del tempo Emilio si innamora perdutamente di Angiolina fino ad idealizzarla e ad esaltarla quale simbolo di bellezza e di grazia, trasformandola, nella sua mente, in una sorta di creatura angelica. La scoperta della vera natura di Angiolina, fatta di menzogne, volgarità, cinismo e un gran numero di amanti, porterà Emilio a nutrire una gelosia morbosa e patologica, fino a farlo impazzire del tutto. In questo turbinio di emozioni forti, faranno il loro ingresso la sorella Amalia e l'amico bohémien Stefano; le vite dei quattro protagonisti si intrecciano in maniera inestricabile, fino a giungere, inevitabilmente, alla distruzione e all'annientamento finali...
Le vicende dei quattro protagonisti sono al centro del romanzo. Come dicevo prima, il quadro sociale è del tutto assente, così come gli altri personaggi rivestono una funzione praticamente ancillare. Ciò che veramente interessa a Svevo in questo romanzo, è l'indagine psicologica dei protagonisti: si può dire, infatti, che tutta la trama si sviluppi intorno alla psiche di Emilio, ai suoi turbamenti e al suo modo di vedere la realtà. Egli è il vecchio, il debole, l'inetto che cerca disperatamente di fuggire dalla realtà: ed è per questo che si è creato un mondo di fantasie e di ideali, dove al centro sta la figura di Angiolina, simbolo di quella vitalità e di quella gioventù che cerca in tutti i modi di dominare e possedere. Ma non si tratta del desiderio di una possessione fisica. Il rapporto sessuale tra lui ed Angiolina, infatti, lo lascerà profondamente turbato e disgustato, in quanto quella carnalità ha avuto solo l'effetto di contaminare il suo ideale di purezza e di grazia angelica nel quale aveva trasformato la donna del popolo.
Ed è in questo quadro che si inserisce l'altro protagonista, Stefano Balli, esatto opposto di Emilio: tanto è debole e immaturo Emilio, tanto è forte e dominante Stefano. Quest'ultimo viene descritto come un piccolo superuomo che ha il pieno controllo della sua vita, che conquista una donna dopo l'altra, grazie alla sua incredibile vitalità e forza d'animo.
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