Dettagli Recensione
L'agonia annichilita della bellezza aristocratica
Ecco qui il romanzo che apre la stagione decadente della letteratura nostrana.
In primo piano, una travagliata vicenda d'amore vissuta da Andrea Sperelli, protagonista tanto ossessionato dall'aspetto esteriore quanto privo di carattere e di personalità: per quanto egli tenti in ogni modo di aggrapparsi alla raffinata educazione culturale ricevuta dal padre, la sensazione che rimanga un fallito per l'intero sviluppo della trama è concreta e diventa sempre più tangibile pagina dopo pagina.
Il lessico è aulico e artificioso, lo stile è impostato secondo gli elenchi e le anafore della paratassi, la prosa manca di musicalità e nemmeno i vocaboli in lingua straniera riescono a conferire il benché minimo pathos alla lettura: ne risultano un registro verbale piatto e un ritmo lento che suscitano nel lettore un misto di noia e di svogliatezza.
Una parziale nota di merito va conferita alla notevole cura delle descrizioni psico-emozionali dei personaggi, messi in primo piano dai numerosi flashback che minano la linearità cronologica della fabula.
E importante è anche il contesto storico, in quanto ci troviamo nel periodo dell'ascesa delle classi medio-basse e della concomitante crisi artistica degli intellettuali: un "affronto" al quale il protagonista risponde assumendo il ruolo eccentrico, snob ed elitario dell'esteta, ma alla fine è azzeccato il paragone con cui l'autore conclude il romanzo: un armadio può possedere un'infinita qualità estetica, ma rimane pur sempre un oggetto freddo, austero e privo di vita.
Andrea Sperelli idem.
Commenti
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Lo lessi nell'adolescenza e mi rimase impresso: concordo pienamente con quanto hai scritto.
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