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La maschera come crisi interiore dell'io
Nella letteratura italiana il poeta che più di tutti ha trattato in modo approfondito e critico il tema della maschera è stato è stato in assoluto Pirandello. Questo tema, che avevo deciso di portare come tesi alla maturità di questo anno assieme ad altri autori del Novecento, si trova proprio all'interno di questo libro. La visione pirandelliana del mondo è strettamente legata ad una concezione vitalistica della realtà, la quale è un flusso continuo, un divenire di stati in perenne trasformazione. Tuttavia l'uomo è soltanto una parte di questo flusso e tende a cristallizzarsi in una forma ben distinta, convinto di essere "uno". In realtà la personalità a cui il soggetto dà vita è soltanto un'illusione che scaturisce dal sentimento oggettivo che l'individuo ha del mondo, tanto che perfino gli altri gli assegnano "centomila" forme, al di sotto delle quali non vi è "nessuno". Mattia Pascal, come accade anche al protagonista di "Uno, nessuno, centomila", risente di questa influenza, di questa visione che porta Pirandello a creare una storia degna di essere definita capolavoro. Grazie alla fortuna del caso, Pascal ha la possibilità di lasciarsi alle spalle una vita che non gli apparteneva e non lo appagava, e sempre il caso gli permette di crearsene una nuova. Chi non ha mai ammesso di aver sognato di togliersi di dosso la propria vecchia vita come se fosse un vecchio abito malridotto? Ognuno di noi, compreso lo stesso Mattia, il quale diventa Adriano Meis, l'uomo che aveva voluto sempre essere, felice e lontano da guai della famiglia, che lo scrittore definisce come una "trappola". Essa obbliga l'uomo a indossare delle maschere, le quali non gli concedono di esprimere il proprio essere, provocando, di conseguenza, un senso di smarrimento nei personaggi pirandelliani. Pertanto il pessimismo dell’autore diventa totale, in cui l'unica via di salvezza consiste nella fuga dalla realtà attraverso l'immaginazione e la follia. È ciò che cerca di fare il protagonista, di scappare dalla propria vita immaginandosi in una nuova personalità. Adriano, allegro nella sua nuova identità, presto si accorge però di quanto quella nuova maschera gli stia molto stretta: egli non è in grado di staccarsi totalmente dalla vita sociale, risente dell'impossibilità di comunicare in modo intimo con altre persone, perfino di non potersi innamorare nuovamente di una donna, in quanto la nuova condizione in cui si trova lo conduce a vivere estraniato dal resto del mondo, come un "forestiero della vita". Perciò, al povero Meis, non resta nient'altro che rinunciare al suo sogno di essere libero dai legami e dalle forme imposte dalla società e di ritornare alla sua vecchia vita. Adriano, anzi Mattia, si sente perso e spaventato difronte a qualcosa di instabile, necessita di tranquillità e capisce che l'unico modo per sopravvivere e non venire sopraffatto dalle incertezze consiste nell'indossare, per l'appunto, una maschera dietro alla quale si può nascondere. Nel complesso è sicuramente un libro che deve essere letto, nonostante il linguaggio un po' complesso, in quanto porta il lettore a riflettere, a mettere in moto la sua coscienza interrogandosi sulla sua vita, porta l'io ad una vera e propria crisi interiore.
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