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bello quasi come l'inferno
Il Purgatorio di Dante è forse un po’ meno conosciuto dell’inferno, ma non se ne discosta di molto per la forza narrativa, per la precisione descrittiva, le nozioni sugli argomenti più disparati, la raccolta dei ritratti di personaggi antichi e contemporanei di Dante, famosi e gente comune, come il liutaio Belaqua, che troviamo nell’antipurgatorio.
“Per correr miglior acque alza le vele/ omai la navicella del mio ingegno/ che lascia dietro a sé mar sì crudele.” Siamo fuori dall’Inferno, così dante e Virgilio raggiungono la montagna del Purgatorio che ha come custode Catone l’Uticense. Qui il poeta si è preso una sfilza di licenze, ma la divina commedia era la sua e lui faceva come gli pareva: Catone non era certo cristiano e quindi sarebbe dovuto finire al limbo ed inoltre è morto suicida e quindi doveva essere tramutato in pianta e finire nel settimo cerchio dell’inferno. Invece niente di tutto questo: schieratosi con Pompeo contro Cesare, difensore della libertà repubblicana, si uccise ad Utica per non essere catturato e Dante lo premia facendone addirittura il custode del Purgatorio. Qui al posto di Caronte troviamo un “celestial nocchiero” un angelo che porta le anime sulla spiaggia dell’isola sulla quale sorge la montagna del Purgatorio. Questa ha la forma di una torta per matrimoni, con sette piani (le cornici che corrispondono ai sette peccati capitali) ed al vertice, invece della statuina con gli sposini è collocato il paradiso terrestre, dove Dante dovrà purificarsi prima di salire in Paradiso.
Come all’inferno c’è un antiinferno che accoglie gli ignavi, qui c’è un antipurgatorio dove si trovano le anime che si sono pentite tardi, ma comunque in tempo per salvarsi: Manfredi, il già citato Belaqua, Bonconte da Montefeltro, Jacopo del Cassero, la Pia de’ Tolomei per lo più morti di morte violenta. Tra questi spicca Bonconte, comandante delle truppe aretine alla battaglia di Campaldino combattuta tra Arezzo e Firenze nel 1289 ed alla quale Dante aveva partecipato. Il corpo di Bonconte non è mai stato ritrovato e Dante gli chiede “qual forza o qual ventura / ti traviò sì fuor di Campaldino/ che non si seppe mai tua sepultura?”. Lo spirito narra di essere stato ferito a morte alla gola, ma dopo aver trascorso una vita poco religiosa, di essere spirato invocando la Madonna. E qui avviene una scena stupenda: un diavolo ed un angelo si avventano su Bonconte insieme: l’angelo riesce a prendere l’anima ed il diavolo si vendica nascondendo il corpo in fondo all’Arno “l’Angel di Dio mi prese e quel d’inferno / gridava : o tu del cielo perché mi privi?/ Tu te ne porti di costui l’etterno/ per una lagrimetta che’l mi toglie;/ ma io farò de l’altro altro governo”.
Nel sesto canto, il canto politico in ogni cantica, è il turno dell’invettiva all’Italia “Ahi serva italia di dolore ostello..” Dante ha perso ogni speranza di unificare l’Italia perché ha perso ogni fiducia negli italiani: invoca l’arrivo di Arrigo VII di Lussemburgo, che però morirà a Buonconvento, presso Siena nel 1313. Totalmente opposta la visione politica del Petrarca: via gli stranieri dall’Italia che deve essere governata ed unificata dagli italiani. Leghista.
Finalmente si arriva alla porta del Purgatorio che è presidiata da un angelo che fa passare i due poeti. La prima cornice, quella dei superbi accoglie Provenzano Salvani, comandante delle truppe senesi nella vittoriosa battaglia di Montaperti nel 1260 e poi perito per mano dei rivali fiorentini alla rivincita di Colle val d’Elsa nove anni più tardi. La fama è come il colore dell’erba, che varia al variare della luce del sole “la vostra dominanza è color d’erba/ che viene e va e quei la discolora/ per cui ella esce dalla terra acerba” .
Nella seconda cornice, quella degli invidiosi, restiamo nella famiglia di Provenzano: mentre lui combatteva e moriva, quella megera della sua zia Sapìa, invidiosa del successo del nipote si augurava che venisse sconfitto. E qui ritorna la capacità di sintesi del poeta che con poche parole dice tutto “eran li cittadini miei presso a Colle/ in campo giunti co’ loro avversari/ e io pregava Iddio di quel ch’e’ volle”. L’ultimo verso è lapidario e bellissimo.
Nella terza e quarta cornice si trovano iracondi ed accidiosi, mentre nella quinta si abbiamo i superbi. Tra questi interroga Papa Adriano V: gli spiriti sono sdraiati a terra a pancia sotto e Dante lo spiega da par suo con una lirica tra sacro e profano, tra italiano e latino “ perché i nostri diretri/ rivolga il cielo a sé saprai; ma prima/ scias quod ego fui successor Petri” (ti spiegherò perché abbiamo il sedere rivolto verso il cielo, ma prima sappi che fui un successore di Pietro).
Altra chicca della quinta cornice è nell’incontro con Ugo Capeto, capostipite della dinastia capetingia dalla quale sono originati i re di Francia “chiamato fui di là Ugo Ciappetta/ di me son nati i Filippi e i Luigi/ per cui novellamente è Francia retta”. Sì, perché la maggior parte dei re francesi ha preso il nome di Filippo o Luigi: bellissimo!
Nella sesta cornice si trovano i golosi che sono costretti ad una dieta perenne, tanto che Dante riconosce l’amico fraterno Forese Donati solo dalla voce. Lo sguardo di Forese con gli occhi incavati dalla fame è fotografico “ed ecco DAL PROFONDO DELLA TESTA/ volse a me li occhi un’ombra e guardò fiso/ poi gridò forte: qual grazia m’è questa?/ Mai non l’avrei riconosciuto al viso/ ma ne la voce sua mi fu palese/ ciò che l’aspetto in sè avea conquiso/…… e ravvisai la faccia di Forese/.
Ultima cornice i lussuriosi. Dante si sofferma a parlare con Guido Guinizzelli, quello del Dolce Stil Nuovo, quello di “Al cor gentil ripara sempre amore”. Evidentemente metteva in pratica quanto scriveva…
Finite le cornici Virgilio lascia Dante perché non può andare oltre: in cima alla montagna del Purgatorio si trova il Paradiso Terrestre ed il poeta mantovano non può accedervi: sarà Beatrice in persona e condurre Dante da qui in poi.
Finalmente Beatrice appare agli occhi di Dante e lo accoglie festosamente come ogni mogliettina che aspetta il marito che ritorna dal bar la notte alle tre :”guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice!/ come degnasti d’accedere al monte?/ non sapei tu che qui è l’uom felice?”. Insomma lo tratta come uno zerbino e gli raccomanda di pentirsi dei propri peccati e di bere l’acqua dei due fiumi che scorrono in quelle terre. Nati dalla stessa sorgente scorrono in direzioni opposte : bevendo l’acqua del Letè (non è pubblicità occulta) viene dimenticato ogni peccato commesso, mentre l’acqua dell’Eunoè rinforza il ricordo di ogni “ben fatto”. Dante esegue tutto scrupolosamente e finalmente ritorna “da la santissima onda/ rifatto sì come piante novelle/ rinnovellate di novella fronda/ puro e disposto a salire a le stelle”.
Come ho anticipato non si discosta molto dall’inferno nella parte che va dall’inizio all’ingresso nel paradiso terrestre. Anche qui si incontrano figure forti, pezzi di storia, descrizioni geografiche minuziose. Alcune parti sono straordinarie in particolare quelle che riguardano Manfredi, Bonconte da Montefeltro, Provenzano Salvani, Ugo Capeto e Forese Donati.
Quando si sale sul Paradiso Terrestre la musica cambia e la fanno da padrone le allegorie. Tutto è simbolico: le donne danzanti sono le virtù teologali, un vecchio dormiente è l’apocalisse, il carro trionfale trainato da un grifone è la chiesa trascinata da Cristo. A questo punto l’inferno è veramente lontano, mentre il Paradiso è ad un passo. Diverso, difficile da affrontare, ma ugualmente affascinante.
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Commenti
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ciao
grazie!!
Ps anche io il prossimo anno la studierò al liceo e mi fa in po' di paura, che consigli in anticipo mi puoi dare nel rapportarmi con l'opera e con il suo autore? Come hai fatto a imparare tutti quei versi?
La cosa più importante è capire il senso delle terzine; l'inferno non è difficile, ma è indispensabile l'uso delle note. Ti consiglio di segnare qualcosa a lapis ogni volta a lato del testo nei punti "oscuri", così alla successiva lettura non dovrai rileggere ancora la nota. Per imparare a memoria ognuno ha i suoi metodi. Innanzi tutto bisogna scegliere COSA imparare. L'incontro Virgilio-Dante, Caronte, Francesca da Rimini sono all'inizio le parti cruciali. io imparavo le terzine una alla volta e aggiungendo una nuova terina ricominciavo da capo ripetendo anche le precedenti. La rima incatenata aiuta molto e no mi è rimasto molto difficile.
In bocca a Cerbero (cane con 3 teste custode del terzo cerchio)
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