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L'epilogo di un mondo
L'EPILOGO DI UN MONDO
"La storia d'una gran famiglia, la quale deve essere composta di quattordici o quindici tipi, tra maschi e femmine, uno più forte e stravagante dell'altro. Il primo titolo era Vecchia razza: ciò ti dimostri l'intenzione ultima, che dovrebbe essere il decadimento fisico e morale d'una stirpe esausta."
(Federico de Roberto)
Con queste parole l'autore ci dà già l'idea del contenuto del suo romanzo. Ambientato in una Catania intimorita dal colera e indispettita della tirannide dei Borboni, si sviluppano le fila di un periodo caotico e importante per la Sicilia, sempre stata terra di conquista che non ha mai avuto un senso di appartenenza ad un unico popolo, ad un unico modo di pensare, mediante le vicende della famiglia Uzeda, principi di Francalanza e Mirabella, duchi di Oragua, conti di Venerata e di Lumera, baroni della Motta Reale, Gibilfemi ed Alcamuro, signori di Bugliarello, Malfermo, Martorana e Caltasipala, soprannominati i “viceré” per gli importanti ruoli di governo rivestiti dai suoi membri.
In un ampio lasso di tempo che va dal 1855 al 1882, l'autore ci descrive gli avvenimenti storici, risaputi da tutti, da un altro punto di vista: quello dei potenti, dei nobili, fedeli al giglio borbonico e ai privilegi che derivano da esso. Potrebbe apparire quindi una “copia” del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa ma non lo è. Anche se il principium di fondo degli Uzeda è lo stesso dei Corbera (“ se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”) tutto il resto appare differente. Infatti, mentre nell'opera di Tomasi, la fine dell'aristocrazia viene rappresentato in modo rassegnato, nostalgico, quasi romantico, nei Viceré il crollo dei privilegi nobiliari diviene l'epilogo di un processo di decadimento morale e psicologico di un ceto sociale giunto al lastrico, destinato all'affondamento a causa del prorompere della vivace e aperta borghesia. Gli Uzeda così rappresentano l'exemplum per eccellenza di questa programmata uscita di scena che assume un aspetto grottesco e infernale
.
L'opera è divisa in 3 parti, incentrate sulle conseguenze disastrose sia dell'arrivo dei Mille sia,soprattutto, del testamento della vecchia principessa Teresa Uzeda, donna malefica, vendicativa, volta solo ad assecondare le più strane richieste del terzogenito, il dissoluto, lussurioso conte Raimondo a dispetto dell'odiato primogenito Giacomo, roso dall'odio, dalla vendetta e dalla superstizione. Dietro questa “linea base” si muovono gli altri membri della famiglia che evidenziano la corruzione di questa potente famiglia prossima alla perdizione: invidia, odio, blasfemia, ignoranza, vendetta, lussuria e follia ( un esempio è costituito dal feto orribile partorito da donna Chiara Uzeda racchiuso in una boccia di vetro come souvenir della sua mancanza di dare un erede al marito). Ma il vizio peggiore di questo “branco” è la mancanza di unione che si può constatare nel palazzo Uzeda, una scimmiottatura degli stili più vari e strampalati voluti da ognuno dei principi di questa decaduta casata.
Con uno stile irto di cinica ironia che a volte può apparire pesante e caotico (soprattutto all'inizio del romanzo), l'autore con la sua opera ci descrive la fine tragica di un mondo, di un ceto che ancora oggi esiste ma che vive, solo, dei nostalgici ricordi di un'antica potenza e dei titoli , ormai “carta straccia” nella società moderna ed eguale di oggi.
Un romanzo assolutamente da non perdere, soprattutto per coloro che hanno letto o sono in procinto di leggere il Gattopardo. Buona Lettura, anche se sarà piuttosto lunga e impegnativa!
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Commenti
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:D
Ma io di fronte a voi due mi sento piccola piccola... :)))
Comunque, bravo Ale!! Io co sto caldo il libro me lo evito...ma ti consiglio vivamente la colonna sonora creata appositamente per il film a cura del mio compositore preferito: Paolo Buonvino! Ascolta e poi mi dirai... ;)
Un film l'ho visto sui vicerè dove c'era quello che ha fatto elisa di rivombrosa... è queelo il film che dicevi? la colonna sononra non me l'ha ricordo, l'ascolterò e poi ti rispondo
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