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Indifferenti, apatici e insensibili
Romanzo d'esordio di Moravia, narra tre giorni della vita di una famiglia borghese in decadenza nell'Italia degli anni venti. I personaggi sono pochi: la madre, vedova, che disperatamente cerca di mantenere legata a se il più giovane amante Leo. Leo, seppure più giovane di Mariagrazia, uomo adulto, di pochi scrupoli, che invece cerca di prendere le distanze dall' ex amante e aspira semplicemente a divenire unico proprietario della casa della famiglia grazie ad un ipoteca, e nel frattempo cerca di sedurre la giovane figlia Carla. Carla, una scialba ventiquattrenne, il cui unico fascino, dalle parole di Leo, sembra essere solo la giovane età. Infine Michele: un adolescente, non è ben chiara la sua età, perennemente in disputa con "l'uomo" Leo, di cui in parte accetta i consigli ma che non rispetta come figura maschile. Michele è descritto come insicuro, incapace di agire, suoi sono i lunghi monologhi su ciò che vorrebbe fare, ma che invece non riesce per noia e mancanza di carattere. Alla male assortita compagnia si avvicina Lisa, amica e probabilmente coetanea della Madre, ex amante di Leo, la quale cerca di sedurre il giovane Michele.
Fra questi personaggi si consuma la squallida vicenda: tre giorni spesi nell'inerzia di piovose giornate, cene e pranzi, conditi da dialoghi pungenti, pensieri mal celati, bugie e sotterfugi per ottenere ciò a cui i singoli aspirano, ben poco, viene da dire. Il tutto ambientato in vecchie case, un tempo lussuose che ora invece sono specchio dei proprietari, la stessa madre e Lisa, ma anche Leo; tutti e tre personaggi in declino, prossimi alla vecchiaia, dalla quale cercano di sfuggire legandosi a giovani amanti. In questa visione decadente della vita, la giovinezza rappresenta forse la delusione maggiore: posseggono la forza, l'età, la vita davanti, ma non sanno cosa farsene e si fanno trasportare dagli eventi incapaci di agire indipendentemente.
Romanzo cupo, decadente, sia nei toni che negli ambienti: sembra di assistere ad un film in bianco e nero. Personaggi mirabilmente belli nella loro "bruttezza" di esseri umani a cui non viene offerta nessuna opportunità di riscatto.
Un linguaggio a tratti d'altri tempi, ricco ma allo stesso tempo semplice e mai volgare: non indugia dove non è necessario. Non un romanzo per tutti: in circa trecento pagine succede veramente poco, ma è il modo, la tecnica utilizzata nel non raccontare praticamente nulla, se non attimi di vita quotidiana, che cela la grandezza dell'autore.