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Zeno: un "eroe maldestro"
"La coscienza di Zeno" altro non è che la raccolta delle memorie di Zeno Cosini operata dal fantomatico dottor S (molto probabilmente l'autore vuole fare riferimento a Sigmund Freud), che tenta di curare il suo paziente con la psicoanalisi. E' un romanzo di grande modernità sia per la struttura che per i suoi contenuti: i fatti non si susseguono cronologicamente ma secondo la psiche del protagonista che ripercorre eventi importanti del suo passato. La figura di Zeno mi ha sempre notevolmente affascinato, lo definirei una sorta di “eroe maldestro”. Egli è un inetto, cioè un soggetto psicologicamente instabile e quindi incapace alla vita (figura tipica della letteratura di Svevo) ma in fin dei conti non avrà una vita particolarmente ostile (cosa che accadeva invece agli altri personaggi dei precedenti romanzi dell’autore): non riuscirà mai a smettere di fumare ma non avrà conseguenze negative, tradirà la moglie senza che ella lo sappia, il lavoro procederà discretamente… e tramite la sua diversità riuscirà a mettere in discussione la sanità del mondo che lo circonda , considerandola come qualcosa di granitico , immutabile , poco incline al miglioramento. Afferma infatti efficacemente : “la salute non analizza se stessa e neppure si guarda nello specchio. Solo noi malati sappiamo qualcosa di noi stessi”.
La scrittura è molto complessa e non si può certo dire che sia coinvolgente ( molti critici parlarono dello "scriver male" di Svevo.) .
Potrei andare avanti per molto, tanto ho apprezzato quest’opera , ma particolarmente interessante è far notare come la figura dell’inetto cambi e maturi gradatamente nei tre romanzi di Svevo, passando dalla figura completamente frustrata e negativa di Alfonso Nitti , a quella più complessa e strutturata di Zeno Cosini.
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Commenti
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Certo che recensire uno Svevo è alquanto complesso! Sei stato bravissimo!
A presto!
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