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Uno, nessuno e centomila
 
Uno, nessuno e centomila 2010-11-07 11:23:44 NomeUtente
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
NomeUtente Opinione inserita da NomeUtente    07 Novembre, 2010
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Capolavoro "scolastico"

Vitangelo Moscarda, un nobile abitante di Richieri, partendo da una banale considerazione sul suo aspetto fisico, si rende conto di come la percezione che egli ha di se sia differente da quella che sua moglie ha di lui.
Questa considerazione è l'inizio di una strada che lo porterà ad interrogarsi su chi sia Vitangelo Moscarda per gli altri e per se, una strada che lo porterà a sperimentare le proprie teorie rendendolo pazzo agli occhi degli altri. Ma si tratta di una lucida follia, che nasce da una presa di conoscenza (o dalla perdita di coscenza) del proprio io.
La voce narrante è quella dello stesso Morscarda, il quale instaura con il lettore una sorta di colloquio, si rivolge come se stesse motivando le proprie azioni spiegando le ragioni che lo muovono.
Il risultato è un libro straordinario, estremamente incisivo, dove il lettore non può restare indifferente ma è portato a sua volta a porsi gli stessi interrogativi del Moscarda e a seguire il suo percorso.
Dopo aver letto i primi capitoli, è impossibile non andare a guardarsi allo specchio e non rimanre turbati da questo romanzo.

E' un peccato pensare che quando me lo proponevano (o imponevano) come testo "scolastico" lo ripudiavo e lo riscopro solo ora.
A questo punto è inevitabile, una domanda: a 18 anni non si è abbastanza maturi per apprezzarlo o non viene proposto nel modo giusto?

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Commenti

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07 Novembre, 2010
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Al tuo quesito risponderei: non c'è lettura imposta che piaccia.
L'adolescente (e non solo) vuole scoprire da solo.
E poi 'spiegare' un'opera la priva già del suo fascino.
Bella recensione, io adoro Pirandello ma questo capolavoro
non l'ho ancora letto.
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NomeUtente
08 Novembre, 2010
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Allora consiglio vivamente la lettura!
In ogni caso sono daccordo che ogni lettura imposta non piaccia, ma credo che l'abilità di un insegnate sia quella di stimolare la curiosità dei suoi alunni per poi farli camminare con le proprie gambe.
Certo, non è impresa da poco, ma credo che a volte alcuni professori, dopo tanti anni di insegnamento alle spalle, perdano l'entusiasmo di cui un adolescente ha bisogno.
In risposta ad un precedente commento

08 Novembre, 2010
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Hai ragione, l'insegnamento non è un lavoro da
sottovalutare, secondo me dovrebbe essere piuttosto una
vocazione!
C'è da dire, comunque, che un adolescente spesso gode nel fare
il bastian contrario e può arrivare a odiare qualcosa che il docente ama per puro spirito di contestazione...
Quindi può darsi che la colpa dei proff che ti imponevano Pirandello sia marginale...magari esiste un'età per apprezzare di più certi libri piuttosto che altri..
In risposta ad un precedente commento
NomeUtente
08 Novembre, 2010
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In effetti ripensando a quando avevo 17/18 anni ... direi che non hai tutti i torti !
Accodandomi ad altri utenti, rispondo che ho diciassette anni e ho appena letto questo libro, ma non perché mi sia stato imposto dai miei insegnanti, piuttosto perché ne ero affascinata e non ne sono rimasta delusa. Dopo diverse esperienze in merito a letture forzate, sono dell'idea che l'imposizione - così come l'educazione stessa - sia una delle armi a doppio taglio più potenti che l'uomo possa sfruttare: può lasciare piacevolissime sorprese o categorici rifiuti.
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