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Il cuore di Derfel
 
Il cuore di Derfel 2024-12-24 09:27:15 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
2.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    24 Dicembre, 2024
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Più puttane a parole che nei fatti

La lettura de "Il cuore di Derfel" mi ha dato l'ennesima conferma (nel caso ne avessi ancora bisogno!) che lasciar trascorrere tanto tempo tra un volume e l'altro di una serie è una pessima idea. Per fortuna nelle prime pagine viene fornito un utile riassunto degli avvenimenti principali ne "Il re d'inverno", che mi spinge a dare del credito all'edizione italiana, nonostante la maniera indecente con cui hanno pasticciato spezzettando senza vergogna i tre libri originali. Questo romanzo è composto infatti dalle ultime due parti di "The Winter King", alle quali viene aggiunta la prima di "Enemy of God", incidendo ovviamente sul ritmo e sulla tensione.

La narrazione riprende con il ritorno del narratore Derfel Cadarn in Dumnonia, dove si prepara la guerra tra Artù e Gorfyddyd, scatenata sulla carta dall'onta patita dalla figlia di quest'ultimo Ceinwyn, ma che in realtà è il sintomo di una lotta intestina tra i vari sovrani per il controllo della Britannia. Nel mentre, il protagonista si impegna nel salvataggio della sacerdotessa Nimue imprigionata sull'Isola dei Morti e ritrova Merlino, ancora alla ricerca dei tredici artefatti magici detti Tesori della Britannia necessari per riportare in auge il culto degli dèi, scacciando sassoni e cristiani dall'isola.

Tutte le vicende sono ancora una volta veicolate attraverso le parole del Derfel anziano, ormai diventato un monaco cristiano del Powis; la sua voce narrante puntuale ed ironica è sicuramente uno degli aspetti più riusciti della serie. Infatti lo stile di Cornwell risulta molto piacevole e riesce ad intrattenere senza sforzo il lettore; e questo nonostante l'accuratezza storica del contesto, che dovrebbe in teoria appesantire la prosa. In alcune scene sono presenti perfino degli spazzi di umorismo, in gran parte merito di Merlino e Galahad, personaggi che spero continuino ad avere un ruolo centrale nella serie.

Parlando di personaggi apprezzabili, non posso che citare Nimue e Ceinwyn; la prima già mi aveva colpito in positivo nel primo romanzo e qui si è confermata essere una figura estremamente intrigante nella sua ambiguità, mentre sulla seconda il caro Bernard ha fatto un ottimo lavoro verso il finale per darle parecchia autonomia e rilevanza senza arrivare a stravolgere la caratterizzazione sua e di chi interagisce con lei. Tra i pregi del volume si conferma l'intelligente utilizzo del foreshadowing -che pur anticipando una quantità di informazioni, non fa diminuire la curiosità del lettore-, ma voglio includere anche l'elemento soprannaturale; non si tratta di un sistema magico vero e proprio, quanto più di una commistione tra la credulità dei personaggi e l'astuzia dei druidi, che ho trovato perfetta per l'ambientazione.

L'edizione nostrana si pone invece a metà strada, tra gli elementi più validi e quelli... meno piacevoli. Se da un lato la cura grafica e contenutistica si mantiene davvero alta (specie se messa a confronto con certi costosissimi abomini pubblicati di recente!), dall'altro la scelta di suddividere la serie mostra qui tutti i suoi svantaggi. In particolare, troviamo un climax significativo a metà volume dato dalla conclusione di "The Winter King", che cozza nettamente con il ben più debole finale; anche a livello di ritmo e coinvolgimento le ripercussioni sono negative, seppur l'esperienza di lettura rimanga abbastanza gradevole nel suo insieme.

Passando agli aspetti negativi in toto, mi sento di menzionare l'eccessiva semplicità con cui vengono risolte diverse problematiche: a livello relazionale ma anche militare, ci sono dinamiche estremamente squilibrate che trovano poi delle soluzioni fin troppo facili. L'esempio principe è dato dalla battaglia nella Valle di Lugg, che in un primo momento sembra un'inevitabile disfatta per le forze fedeli ad Artù, eppure si trasforma nella sua più celebre vittoria in poche pagine. Anche la componente romance -molto più rilevante rispetto al libro precedente- non mi ha convinto appieno, un po' per il cambio repentino di interesse amoroso da parte di Derfel, un po' perché non vengono mostrate interazione sufficienti a giustificare il legame che si forma tra loro.

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