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Un algoritmo per Dio
La fisica studia i fenomeni della Natura, che oggi ci appare ormai svelata in tutti i suoi segreti.
La vita, la materia, l’universo e le leggi che ne regolano il comportamento, sia negli aspetti macroscopici visibili, che nei minuti componenti di cui magari se ne è dimostrata l’esistenza solo indirettamente, ci è nota; le formule matematiche la declarano con chiarezza inoppugnabile, il tutto grazie ad autentici campioni dell’intelletto umano che le hanno sviluppate nel corso dei secoli, da Galileo Galilei a Isaac Newton, da Charles Darwin a Niel Bohr, fino a Stephen Hawking e tanti altri ancora. Tutti scienziati di chiara fama succedutosi nei tempi, grazie a loro la natura è inquadrata con logica precisa in equazioni lineari a valenza universale, che ne hanno permesso le possibili applicazioni pratiche utili all’uomo, e purtroppo talora anche quelle nocive, pericolose, dannose e catastrofiche con un uso malevolo e irrazionale. La scienza però spiega i fenomeni, ma non la Natura.
Scopre le leggi universali che sono alla base dell’esistenza, le variazioni di energia vitale che permettono la vita, ma non la Vita. La fisica prevede con precisione lo sviluppo e la direzione degli eventi, ma non cos’è l’Evento, l’Origine, lo Scopo, il Fine.
Insomma, questo libro richiama il classico pensiero, talora un tormentone: da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo, non è però un libro di fantascienza o di teologia spicciola, ma una buona storia di narrativa che racconta dell’alfa e dell’omega, del Principio e della Fine, letteralmente della nostra Genesi. Tutto questo è quanto, in fondo in fondo, tratta il bel romanzo di Josè Rodrigues Dos Santos, “L’enigma di Einstein”, un thriller storico scientifico di buona lettura, spedito, fluente, avvincente, appassionante. Ma direi in particolare, interessante.
Interessante perché, e oserei dire addirittura istruttivo, intriga ed incuriosisce, spiega e chiarisce, illumina e rivela, poiché non si tratta di una storia di pura fantasia, un racconto fantastico inventato di sana pianta, improbabile ed inverosimile, senza nessun costrutto credibile o dimostrabile, e nemmeno di una ricostruzione storica lievemente romanzata di fatti realmente avvenuti. Intendiamoci, vengono qui riportati personaggi di chiara fama come quel genio di Albert Einstein, o il noto primo ministro dello stato di Israele agli albori della sua fondazione, David Ben Gurion, o anche strutture istituzionali come la CIA americana e finanche organizzazioni terroristiche riconosciute come l’Hezbollah libanese, ma tutto il substrato reale non è che il fondale della storia, rappresentano la mera scenografia. La sceneggiatura verte sull’Esistenza, sulla Vita, sull’Origine del Creato, si potrebbe affermare anche di più che le vere protagoniste del romanzo sono la Natura e la Fisica, la realtà come la conosciamo e le equazioni che ne esplicano il funzionamento visibile ed invisibile. Josè Rodrigues Dos Santos richiama i romanzi di Dan Brown, Ken Follet, Glenn Cooper, ma da quelli si differenzia per una sua peculiare caratteristica, l’assoluta veridicità dei dati scientifici riportati e magistralmente spiegati anche a chi è digiuno di scienze. Non a caso il protagonista principale, lo studioso portoghese Thomas Noronha non è uno scienziato, ma un crittografo, più a suo agio con la scrittura e gli enigmi di parole che con la matematica e la fisica.
A riprova di quanto detto, infatti, tutti i dati scientifici riportati in questo libro sono veri.
Ne è proprio il marchio di fabbrica, tutte le teorie scientifiche qui esposte sono reali e non di fantasia, sono universalmente note, usate e avvalorate da fisici e matematici; e naturalmente, altrettanto vere e conosciute sono le formule alla base dello scibile umano, come per esempio la legge della gravitazione universale, i principi della termodinamica, la famosissima equazione della relatività di Einstein, ed altre ancora.
La storia è tuttavia un romanzo, si badi, non una tesi; una buona storia, ottimamente redatta, alcuni protagonisti sono persone realmente esistenti ed esistite, ma non sono che un pretesto, questo è un giallo, un thriller, un racconto di sentimenti, di amore, di famiglia, di religione, di politica, e anche di intrighi, sospetti, tradimenti, azione e avventure, non a caso è stato tradotto in tante lingue e ha venduto come un best seller, l’autore ha un suo format omnicomprensivo che funziona, attrae, si fa leggere, è una lettura piacevole e distensiva, ma anche istruttiva e che induce a riflettere.
Albert Einstein, considerato il genio per eccellenza del suo secolo, era tra le altre cose un uomo gentile, mite, permeato di umanità, convinto pacifista; tra l’altro anche molto religioso, a modo suo. Non credeva nel Dio della Bibbia, ma non era ateo…credeva in un Dio inteso diversamente:
““…noi siamo convinti che Dio sia un matematico e che l’universo sia strutturato in base a delle equazioni matematiche.”
E però, suo malgrado, contro le sue convinzioni di pace, partecipò in prima persona insieme ad altri scienziati agli studi sull’energia atomica che portarono alla costruzione dei due ordigni nucleari con i quali gli Stati Uniti posero fine all’ultimo conflitto mondiale. Lo fece tra le altre motivazioni, non perché fosse ebreo, non era osservante, neanche credeva in Dio comunemente inteso, tuttavia capiva che il nazismo era la negazione di tutto quanto in cui credeva, l’Uomo, tra l’altro era stato costretto a fuggire dalle persecuzioni razziali, non poteva esimersi data la sua preparazione scientifica superlativa a collaborare al progetto atomico, soprattutto per evitare che i nazisti arrivassero per primi alla fabbricazione degli ordigni nucleari con conseguente uso diffuso per il trionfo della follia delle idee hitleriane. Tuttavia, non andava fiero del suo impegno e della sua fattiva collaborazione all’ideazione di tale ordigno, nutriva autentico orrore per l’uso dell’energia atomica come arma di distruzione di massa, si rendeva perfettamente conto dei pericoli insiti in quel tipo di bomba.
Dopo la fine del conflitto mondiale, si dedicò alla ricerca e all’insegnamento, ospite delle maggiori università americane, portando a compimento i suoi studi sulla scoperta del secolo, la celebre legge della relatività universale. Data la sua importanza, visto i segreti di cui era a conoscenza, veniva posto sotto la discreta sorveglianza della CIA, i servizi segreti americani; agenti della CIA pertanto intercettarono un incontro tra il primo ministro israeliano David Ben Gurion ed Einstein. In tale incontro, per la cronaca realmente avvenuto, Ben Gurion chiese ad Einstein, appellandosi al comune status ebraico, di aiutare la nascente nazione di Israele a costruire bombe atomiche piccole e di facile costruzione: rappresentando questo l’unico deterrente possibile perché il giovane e inerme stato appena costituito dai superstiti dell’olocausto, non venisse spazzato via con irrisoria facilità dalle forze militari predominanti dei paesi arabi e dagli antisionisti, tutti coalizzati contro l’esistenza di una nazione ebraica, il cui territorio geograficamente circondato dai paesi ostili era vulnerabilmente costretto in una lingua tra terra e mare. Da qui, ne scaturisce la nascita di un manoscritto segreto, che sarò oggetto di affannose ricerche da opposti estremismi perché, tra le altre cose, oltre alla formula per la costruzione semplificata di bombe atomiche trasportabili, lo scettico Einstein, con sua grande sorpresa, arriverà alla costituzione di un cifrario, uno schema, una ricetta, in definitiva una formula, come quella della legge della gravitazione universale, o della relatività, o altre simili, una teoria del tutto che sarebbe la formula che racchiude tutte quelle già esistenti, l’equazione padrona dell’universo, che con inoppugnabile chiarezza esplica la genesi, il big bang, la cosmologia, prova la veridicità stessa di qualsiasi monoteismo, dagli ebrei, ai cristiani, ai buddisti, agli islamici, perché è…la formula di Dio.
Una formula che dice che l’Universo è concepito di proposito per creare la vita.
La prova scientifica dell’esistenza di Dio.
“…io vedo un orologio per terra, è possibile che non conosca mai l’intelligenza che lo ha costruito. …Comunque, non dubiterò neanche per un secondo che quell’orologio è stato concepito da un essere intelligente. La stessa cosa si può dire dell’universo. Può anche darsi che io non conosca mai l’intelligenza che l’ha creato, ma basta guardare attorno a noi per percepire che si tratta di una creazione intelligente.”
Questa l’idea di base del romanzo, e allo stesso tempo la sua fortuna, il motivo del suo gradimento.
Perché, a modo suo, fa luce. Quindi, qui vede chi vuol vedere, ognuno a suo modo.
E luce fu.