Dettagli Recensione
Beche-de-mer
Le isole del sud hanno da sempre affascinato, non solo per la loro bellezza, ma per qualcosa di irraggiungibile ed enigmatico, e per le lotte coloniali che ne hanno segnato la storia. Il capitano James Cook fu il primo a scoprire questi paradisi tropicali dove il blu cobalto del mare si scaglia con il bianco delle spiagge incontaminate ma custodi di insidie. Spaventosi uragani, e selvaggi cannibali in lotta con la storica “Compagnia delle Indie Orientali”, una “carta” che conferiva il monopolio del commercio nel oceano indiano alla regina Elisabetta I d’Inghilterra. Jack London ci porta nella più cruda e vera esperienza marinaresca. Dalle selvagge Salomone che lui stesso cita come:” Questa è la parte più primitiva del mondo” alle Marchesi passando per le Hawaii fino a Tahiti. Una serie di racconti basati su esperienze di vita che London nel 1907 fa imbarcandosi insieme alla sua seconda moglie sullo Snark, barca che si era appositamente fatto costruire. La sua penna non delude mai, Estremamente incisiva, cruda, mai banale, trascina il lettore a vivere in prima persona il racconto, descrivendo in maniera estremamente realistica la potenza mostruosa del vento durante un uragano e proponendo una visione ampia del nuovo colonialismo occidentale. Offrendo una visione ogni volta diversa tra chi sia l’usurpatore e chi la vittima, ponendo al lettore il metro di giudizio. La vita primitiva a contatto con la natura, e lo spirito avventuriero ha da sempre caratterizzato la vita e i romanzi di London, basti pensare a “Zanna Bianca e “Il richiamo della foresta” per citarne alcuni. Consiglio questo romanzo a chi non ha pregiudizi tra l’uomo bianco e l’uomo nero, chi non si aspetta storielle fiabesche, o solo banali descrizioni paesaggistiche. Questo è un romanzo che entra a contatto con la vita, la lotta per la sopravvivenza, e le tradizioni anche le più terribili dei popoli che abitavano queste terre meravigliose e ricche di fascino.