Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
I predatori dell'ambra perduta...
Federico II di Prussia aveva una sfrenata passione per l’ambra, al punto da farsi costruire un’intera stanza tappezzata con il prezioso materiale finemente lavorato. Gli eredi, molto meno impressionati da quella resina fossile, ne fecero dono agli Zar che adornarono una stanza apposita (la Camera d’Ambra, appunto) nel Palazzo di Caterina, loro residenza estiva a S. Pietroburgo. Lì restò per 200 anni, ma, i tedeschi, quando, nel 1941, con le loro armate giunsero ai confini di Leningrado, asportarono tutti i pannelli e li riportarono a Königsberg nel palazzo che originariamente li aveva ospitati. Tre anni dopo, con l’Armata rossa che li incalzava, essi furono costretti a toglierli di nuovo per evitare che venissero ripresi dai russi. Da quel momento la Camera d’Ambra scomparve e da allora nessuno ne ha più saputo nulla.
Karol Borya è un profugo ruteno bianco, emigrato dall’URSS di Stalin per farsi una famiglia negli Stati Uniti. Sua figlia Rachel Cutler è giudice ad Atlanta, divorziata con due figli, ma ancora innamorata dell’ex marito Paul Cutler, avvocato nella stessa città. La donna non sa che il padre Karol ha un segreto: sino a quando è restato in URSS il suo compito era quello di recuperare i tesori artistici razziati dai tedeschi. Tra i più importanti c’era proprio la Camera d’Ambra. Egli è convinto di sapere che fine abbia fatto. Questo segreto gli costerà la vita, poiché in Europa esiste un gruppo di collezionisti d’arte sfrenati che, per mezzo di loro esperti “Cercatori”, non si arresta di fronte a nulla pur di acquisire o conservare opere d’arte ufficialmente “scomparse”.
Rachel, dubitando che la morte del padre sia dovuta ad una banale caduta dalle scale, si reca in Germania per cercare di scoprire, con l’aiuto di un vecchio amico del padre, cosa effettivamente si cela dietro alla sua morte. Dal suo viaggio scaturirà una serie impressionante di omicidi, inseguimenti, violenze e ricatti sino ad un finale travolgente.
Steve Barry ha confezionato un thriller altamente adrenalinico cucendo, su una serie di fatti storici realmente avvenuti, una rocambolesca storia, popolata da spietati killer, prezzolati per dare la caccia ai manufatti preziosi, e da amorali ricconi che farebbero di tutto pur di accrescere la loro collezione. In mezzo ad essi si agitano, abbastanza scompostamente ed inconsultamente, Rachel e Paul, quasi due Alici nel Paese delle Meraviglie, che con la loro stessa imprudenza, amplificano gli eventi, di per sé stesso tragici, di questa caccia spietata.
Lo stile utilizzato è fluido e agile e consente una lettura rapida ed un piacevole diversivo. Purtroppo il libro non è esente da pecche: i personaggi sono troppo stereotipati e le personalità sono solo sbozzate in modo grossolano, verrebbe da dire “con l’accetta”. In particolare i due Cercatori (Knoll e Suzanne) sono cinici, violenti e viscerali sin quasi alla comicità involontaria. Dall'altra parte Paul e Rachel Cutler, sono sin troppo ingenui e sprovveduti e la vicenda, ottima come canovaccio per un film d’azione, è un po’ troppo schematica per chi ha un palato più raffinato ed esigente.
Però, accettata come un thriller d’evasione la storia risulta abbastanza gradevole e riesce a tenere avvinto il lettore. Tuttavia il fluire degli eventi è relativamente scontato e prevedibile, come lo sarà l’esito finale. Il contesto storico, nel quale è calato, risulta forzosamente alterato per consentirgli l’adattamento delle vicende fittizie. Ai limiti della credibilità, infine, sono le figure dei Retter (i collezionisti), i miliardari ultrapotenti sopravvissuti senza alcun problema, sia al nazismo che al comunismo della Cortina di Ferro, all'interno dei loro manieri di sapore quasi medievale.
In conclusione “La stanza segreta dello Zar” è un libro leggero e piacevole, a patto che non lo si consideri un romanzo storico, ma di pura fantasia; da leggere per mero svago, per “staccare la spina”.
Due avvertenze. Il lettore odierno può ritrovarsi spiazzato da alcune situazioni descritte come “odierne”, ma in effetti chiaramente datate. Bisogna, però, tener conto che la prima pubblicazione in USA risale al 2003 e, probabilmente, l’autore lo ha scritto anche parecchi anni prima, quando i telefoni cellulari erano ancora un'eccezione, Internet era un canale di informazioni ancora poco sfruttato ed i Concorde sorvolavano ancora l’Atlantico. Inoltre il titolo - a mio avviso, abbastanza insulso (la Camera d’Ambra non era segreta, almeno inizialmente, e, in fondo, neppure propriamente dello Zar), soffre del fatto che esiste già, nel mercato librario italiano, un volume intitolato come l’originale inglese e ciò, forse, ha sconsigliato l’editore a chiamarlo, come sarebbe stato logico e corretto, “La Camera d’Ambra”.