Dettagli Recensione
Può capitare di non apprezzare i grandi classici..
Questa volta, mi sono concessa a Verne, scrittore francese conosciuto per essere il padre della moderna fantascienza, nonché scrittore di romanzi scientifici e per ragazzi. Egli nacque a Nantes nel 1828 e morì nel 1905 ad Amiens dopo aver passato una vita “movimentata” fin da piccolo: ad 11 fuggì di casa imbarcandosi su una nave diretta nelle Indie per regalare una collana di coralli a sua cugina di cui era follemente innamorato. Un bambino dalle idee chiare, direi. Con una padre magistrato, il giovane Verne si dovette dedicare agli studi di giurisprudenza, nonostante il suo interesse per la poesia, la filosofia e la letteratura in generale, fosse molto spiccato. Studiò a Parigi, dove ebbe modo di frequentare circoli letterari (dove conobbe Dumas Junior) e la Biblioteca Nazione. Vivendo una vita divisa tra teatro, scrittura e le leggi, nel 1850 abbandonò la carriera giuridica definitivamente, per dedicarsi alla letteratura. Purtroppo il successo non venne fin da subito, ma ebbe la fortuna di firmare un contratto di 20 anni con l’editore Pierre-Jules Hetzel, riuscendo ad abbandonare l’impiego di agente di cambio per dedicarsi completamente alla produzione letteraria. Il romanzo letto da me, in questi mesi, nacque nel 1870, periodo in cui Verne si dedicò al mare, se così si può dire. Infatti, scrisse questo e “Una città galleggiante” durante il suo viaggio con il fratello Paul, sul piroscafo Great Eastern, la nave più grande del mondo.
Ecco qui una breve trama del romanzo “Ventimila leghe sotto i mari”: tutta la vicenda si svolge in mare, raccontata in prima persona da dal Professor Pierre Arronax, un celebre naturalista parigino. Egli viene chiamato a prendere parte ad una spedizione per svelare quale animale mastodontico potesse esserci dietro l’affondamento di una nave, un essere gigantesco, secondo i vari avvistamenti. Le supposizioni erano molte, il professore stesso, pensava che fosse un narvalo dalle notevoli dimensioni, con un corno perforante e dalla velocità estrema. Parte con il suo fedele cameriere, Conseil e, sulla nave “Abraham Lincoln”, conosce il fiociniere canadese, Ned Land. Passerà molto tempo in navigazione prima di imbattersi nel “mostro” famigerato, scoprendo poi essere un sottomarino all’avanguardia (il Nautilius). I nostri tre protagonisti lo scopriranno a loro malgrado: una volta finiti in mare dopo il conflitto tra il Nautilius e la loro nave, verranno presi come ostaggi dal comandante del sottomarino, dopo aver però nuotato fino allo stremo delle forze. Nel loro viaggio sottomarino, in compagnia del Capitano Nemo e dello strano equipaggio di bordo, faranno incredibili scoperte, rischieranno la vita e condurranno un’esistenza al limite delle leggi della natura, lontano dalla terraferma.
Trama probabilmente scritta male e fin troppo breve, ma non volevo dilungarmi troppo. Che dire, complessivamente sono rimasta delusa da questo libro, pur riconoscendogli una certa importanza letteraria. Sono rimasta delusa perché sono veramente milioni ed interminabili le parti in cui Verne si dilunga nel nominare tutte le cose che vengono viste dal professore, usando la nomenclatura scientifica. Un po’ va bene, ma dopo un centinaio di pagine, non se ne può più. Si vede che c’è della passione in ciò che è stato scritto, si vede che c’è molto dello scrittore stesso, ma è lento, scorre bene solo verso la fine, ma senza esagerare. Mi è piaciuta la caratterizzazione dei personaggi, ognuno aveva il suo bel caratterino, il suo spessore psicologico ed una coerenza dall’inizio alla fine. Senza dubbio, la tematica è tutt’ora affascinante, l’idea di visitare le profondità marine e di vivere isolati dal mondo, è senza dubbio intrigante e dubito che nessuno abbia desiderato, almeno una volta, di trovarsi lontano da tutti. In questo, mi sono immedesimata molto in Arronax, perché comunque ha sempre trovato l’aspetto positivo anche quando la situazione si stava facendo pesante, inoltre è un eremita “moderato”. Stare da soli piace a tutti, chi più, chi meno, ma ci vuole sempre del contatto con l’esterno e con il mondo che ci circonda. Non fosse stato per la pesantezza di questo romanzo, non avrei faticato a valutarlo meglio. Purtroppo è stata dura finirlo, è lungo e lento, sicuramente ne è complice il fatto di essere ambientato in due location per la maggior parte del tempo, il Nautilius ed il mare. Per il resto, se è stato definito come “uno dei libri di maggior successo di Verne”, un motivo ci sarà, forse non l’ho letto con il giusto spirito o con la giusta prospettiva. Non lo consiglio comunque, devo essere coerente con ciò che penso, per chi lo vorrà leggere però, auguro buona fortuna!