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Un regno sommerso e ingovernabile
Con "Ventimila leghe sotto i mari" mi sono imbarcato nel terzo dei meravigliosi viaggi che Jules Verne ha creato con la sua fantastica penna. Dico fantastica e ci aggiungo unica, perché nessuno è né sarà mai come lui, in uno stile semplice e scorrevole al punto da far credere di essere uno scrittore per ragazzi, un'etichetta che molti gli hanno affibbiato per lungo tempo e ingiustamente. Quale errore.
Certo, forse in certi casi in questo classico lo scrittore si dilunga precisazioni geografiche e descrizioni magari troppo dettagliate dei pazzeschi fondali marini, della loro flora e fauna, ma che viaggio di ventimila leghe sotto i mari sarebbe stato in assenza di questi elementi?
Verne ha solo dimostrato la sua preparazione e il suo valore, e sono certo che lettore che ha conoscenza degli argomenti trattati nel libro avrà apprezzato oltremodo le sue digressioni.
Cosa sarà quell'enorme creatura che solca i mari a velocità incredibili? Una balena? Un mollusco gigante? Sono queste le domande che il mondo si pone alla fugace vista di quella meravigliosa creazione ingegneristica che è il sottomarino Nautilus, progettato, costruito e capitanato da quel tormentato genio che il capitano Nemo. Egli non trova più spazio per sé in un mondo dispotico che l'ho tradito, che non gli ha lasciato nulla e del quale non ha nostalgia, ma per il quale prova un profondo rancore. Egli ha trovato un meraviglioso rifugio sotto gli immensi abissi, dei quali non ha paura, nei quali vuole stendere il proprio personale e incontrastato dominio. Il Nautilus è il suo trono, e il suo regno quell'infinito abisso che noi non possiamo far altro che guardare in superficie. Ma per quanto grande questo uomo e il suo Nautilus possano essere, per quanto abbiano potuto riscoprire continenti perduti; giungere ai Poli e in altri luoghi nei quali nessuno era mai giunto prima; per quanto abbiano potuto arricchirsi dei tesori ghermiti dagli abissi marini, sono essi abbastanza potenti da poter rivendicare la supremazia incontrastata su quell'immenso mare? Sono furbi abbastanza da poter per sempre sfuggire anche alla sua furia? Al lettore l'ardua sentenza.
"Il mare e il vasto serbatoio della natura. È col mare che il globo ha per così dire cominciato a vivere, e chissà se non finirà con lui! Qui è la tranquillità suprema. Il mare non appartiene despoti. Alla sua superficie questi possono ancora esercitare dei diritti iniqui, battersi, divorarsi, trasportarvi tutti gli orrori terrestri. Ma a trenta piedi sotto il suo livello il loro potere cessa, la loro influenza si spegne, la loro potenza sparisce. Ah, signore, vivete, vivete in seno al mare! Soltanto qui è l'indipendenza. Qui non riconosco padroni! Qui sono libero."
Indicazioni utili
Bioshock: Rapture.
Commenti
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Vale.
:-)
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