Dettagli Recensione
Ritmo & nostalgia
Già visto, già letto, già sentito, per questo genere di libri spesso non c’è mai molto da dire: alcuni si inseriscono bene nel loro settore di narrativa non impegnata, altri invece riescono soltanto a inserirsi grazie alla notorietà dell’autore che li scrive. E il loro settore generalmente si colloca tra le scatole di pelati e le conserve della nonna, nei grandi magazzini, o tra le mani sudate dei bagnanti sotto gli ombrelloni.
Vero, Cussler, King, Follett, Crichton (e qualcun altro che ho sicuramente dimenticato) sono i grandi della letteratura popolare, ma anche se hanno sempre qualcosa in più rispetto ai loro giovani ed improvvisati colleghi, purtroppo vanno sempre osservati, recensiti e giudicati con obiettività. E l'obiettività ci rammenta ogni volta che anche loro, persino loro, rientrano nell' ambito della letteratura da spiaggia, o da supermercato che dir si voglia, e dunque in tale ambito vanno sempre giudicati.
Il cacciatore non fa eccezione, non è un romanzo profondo, impegnato, intimo, e anche lui si inserisce nella sopracitata nicchia di mercato, ma a differenza di molti altri libri, grazie a Dio (grazie soprattutto se si è un fan dell’autore da più di vent’anni e se si è cresciuti leggendo i suoi romanzi, sognando di vivere le avventure dei suoi protagonisti), grazie a Dio dunque, ma soprattutto grazie a Cussler, in questa categoria risalta particolarmente e non tanto per contenuti (la storia, pur ambientata nel passato, è infatti piuttosto canonica, per non dire banale) o per trovate (i mitici arguti, ma ormai attesi, colpi di scena che han reso famoso l’autore), quanto per stile.
Sarà infatti che è il primo libro che Clive scrive da solo dopo parecchi anni, sarà che è difficile trovare un approfondimento e una simile cura per il dettaglio nei romanzi dei suoi colleghi autori (Crichton a parte, ma è anche un altro genere), sarà che, va bene, non c’è nulla di che per buona metà del libro e i dialoghi sono stereotipati quanto i personaggi ma quando inizia l’azione vera è propria, quando comincia la caccia, l’inseguimento (da cui il titolo originale "The Chase"), il ritmo è davvero incalzante e la storia per quanto ingenua diventa realmente avvincente; sarà dunque questo, e sarà anche che l’autore grazie alla sua esperienza ormai quasi cinquantennale di certo sa come mettere insieme i vari elementi di una trama per suscitare l’interesse del lettore (vedasi la parte relativa alla "catastrofe", netta, concreta, precisa, toccante eppure non retorica), e che qui, in questo romanzo, cambiando scenari, ambientazioni, personaggi, parrebbe aver ritrovato finalmente la voglia di scrivere, ma Il Cacciatore nel suo genere è veramente degno di nota ed è la dimostrazione che Cussler merita quella considerazione che gli riserva da anni il panorama letterario mondiale.
Non c’è introspezione, non c’è profondità, non c’è ne messaggio ne morale, soltanto fatti messi in fila uno dopo l’altro per creare una storia, per raccontare una vicenda, ma se solo ci si scorda per un istante che questo romanzo in realtà non apporta nulla alla propria crescita personale, almeno nulla di nuovo, se solo ci si dimentica che è un romanzo senza pretese, se solo ci si lascia andare alla cadenza della narrazione, alla sua trama, al suo incessante incedere, come si faceva un tempo da ragazzi, ci si ritroverà catapultati in un mondo fiabesco e reale, un mondo di gangster, banditi, investigatori privati, belle donne, belle macchine e bella musica, un mondo permeato da quella atmosfera suadente e romantica che solo il mito del passato può avere, che solo un grande scrittore riesce a rendere.
No,The Chase, non è un romanzo su cui si deve riflettere, non è uno di quei racconti che estrapolano, spiegano, il punto di vista dell’autore su un argomento, non è uno di quegli stupendi trascendenti e catartici scritti che ci aiutano a comprendere meglio la realtà, ad apprezzarla di più, ne tantomeno è un saggio esplicativo di un pensiero, di una teoria con cui ci si può trovare d’accordo oppure no; è un romanzo semplice, schietto, diretto, è un romanzo che si legge così per come è, senza pensarci su.
Sì, lo si legge e basta... ma lo si legge tutto d’un fiato!