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Rinnovatore
Quinta avventura in ordine cronologico dell'alter ego cussleriano Dirk Pitt. Un romanzo costruito attorno ad una trama piuttosto semplice ed elementare, un avventura che sconfina nel giallo senza tuttavia particolari colpi di scena. La narrazione fin troppo discorsiva e uno stile senza ricercati fronzoli (come gran parte della narrativa dell'Autore) fanno di questo libro un capitolo piuttosto interlocutorio e innocuo della lunga carriera di Cussler.
Attenzione però a non incorrere in fraintendimenti: rispetto ai suoi precedenti lavori quest'ultimo è un notevole passo avanti verso quelle vette di intrattenimento di massa che raggiungerà con i romanzi scritti verso la fine degli anni ottanta e l'inizio del novanta. Tralasciando infatti Vortice (il suo primissimo lavoro), Virus è molto più complesso ed elaborato di Enigma, e decisamente più completo di Iceberg e senza dubbio molto più romanzo di Recuperate il Titanic. Lo stile di scrittura qui infatti si affina sempre più e così la profondità della trama che, per quanto semplice, è ben articolata e senza alcun dubbio ben concepita.
Virus, o Vixen 03, dunque è un libro che, seppur semplice e per certi aspetti troppo lineare, rimane comunque interessante per tutta una serie di particolari degni di nota, tra cui la "comparsa" per la prima volta nella letteratura dell’ autore della bella Loren Smith, che poi diventerà una costante tra i personaggi principali dell'autore; e soprattutto per quella ombrosa atmosfera silvestre in cui ha inizio la vicenda, un atmosfera che poi avremmo rivisto altrettanto ben caratterizzata soltanto in certi romanzi successivi del collega Stephen King.
Dunque se per certi aspetti Clive Cussler con l'uscita qualche anno prima di Raise the Titanic poteva essere definito "un precursore", in questo nuovo (per l'epoca) libro non è da meno e se non può esattamente essere elogiato ancora per la sua vena innovativa, poiché comunque è evidente che in certi tratti si rifà (filtrandolo notevolmente) ad un filone noir anni cinquanta/sessanta e horror/pulp anni settanta, gli va almeno tributato il merito di essere un "rinnovatore".
Per concludere è interessante notare come anche in questo libro la storia principale si svolga attorno ad un tema, quello virale, che negli anni successivi sarebbe diventato a dir poco di grande consumo per ogni forma di intrattenimento, da quello letterario a quello cinematografico, da quello televisivo-mediatico-allarmistico fino e perfino a quello artistico.
In sostanza questo libro può piacere come non piacere, può essere definito in tutti i modi possibili: banale, innovativo, piatto, profondo, lungo, breve, canonico, new age... in fin dei conti è a discrezione del gusto personale del lettore, oggettivamente però è assolutamente impossibile definirlo come un opera figlia della sua epoca, infatti Virus, riletto oggi come trent'anni fa, ha ancora qualcosa da dire e questo, con certa narrativa moderna da supermercato, è indiscutibilmente un pregio.