Dettagli Recensione
La sfida finale
Maturata nel romanzo precedente, l’idea di far convergere le tracce narrative malese e indiana in un solo flusso di racconto perviene a compimento in questo possente volume in cui le due Tigri infine si sfidano a duello. Il libro è complesso e ricco di personaggi delineati con cura, sia nelle fila dei buoni, sia in quelle dei cattivi, e parecchi non arrivano a vedere il sole dell’ultima pagina pure fra i primi: ci sono agguati nei vicoli, strani sacerdoti e ancor più stravaganti riti nelle strade di Calcutta, un lungo inseguimento nella giungla corroborato da corse di elefanti e tigri anziane avvezze alla carne umana nonché una specie di grand tour dell’India sullo sfondo di una rivolta contro gli inglesi che si rivela impietosa su entrambi i fronti. Eppure non tutto funziona perché, dopo un avvio senza momenti di pausa, Salgari inizia a proporre inserti non connessi con la trama principale: quale che ne sia il motivo (rimpolpare il numero di pagine o desiderio di raccontare l’esotico) si tratta di passaggi ingombranti, come si nota in special modo in quello che descrive l’organizzazione e la realizzazione della battuta di caccia non appena i nostri giungono nella giungla. Più interessanti sono i sussulti da romanzo storico – la ribellione di cui sopra è un episodio reale e il sacco di Dehli un brutto capitolo dell’impero britannico – ma non è proprio quello che si chiede a un avventura di Sandokan: il ritmo ne risente, spingendo ad accelerare la lettura per reincontrare al più presto il corso degli eventi. Che è subito detto: il perfido Suyodhana rapisce la figlia di Tremal-Naik – la figura meno interessante, tutta fremiti e pianti - per farne la nuova Vergine della Pagoda (Ada è morta di parto, anche lei tolta dai piedi come Marianna): Sandokan, Yanez e un gruppo di Tigrotti partono da Mompracem per andare a salvarla e dopo millanta avventure - con un solo praho mettono fuori uso due navi cariche di arrabbiatissimi thugs, le mille trappole vengono evitate per miracolo grazie all’intervento del fato o di inattesi alleati (la bajadera Surama, Remy de Lussac, il thug pentito ed ex bramino Sirdar, il cipay Bedar) – riescono prima a distruggere il quartier generale nemico di Rajmangal e poi raggiungere l’arcinemico a Dehli. Sullo sfondo della città in fiamme avviene infine il duello che, a dir la verità, viene risolto in maniera sbrigativa (una coltellata e via), quasi che, a quel punto, la vicenda avesse detto tutto e il suo autore fosse più interessato al tragico destino della città. Nel mezzo di tanta azione, si va completando la maturazione del personaggio di Sandokan, via via più riflessivo e centrato, tanto che spesso è il suo controbilanciamento ironico, ovvero Yanez, a risultare più prevedibile.