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Un diamante maledetto percorre la storia
Marco Buticchi, un autore da:
“oltre un milione di copie vendute in Italia”,
torna con una nuova ed appassionante avventura: La luce dell’impero. L’autore ligure è stato il primo ad essere pubblicato da Longanesi nella collana “I maestri dell’avventura”, accanto a Wilbur Smith, Clive Cussler, e Patrick O’Brian. In particolare questa sua fatica letteraria vede il ritorno sulla scena di Oswald Breil e Sara Terracini, in una avventuraa che è solo l’ultima di una lunga serie, iniziata con Le pietre della luna. Sara Terracini è una studiosa di archeologia, nata alla fine degli anni ’60, vive a Roma, fisicamente di rara bellezza, si è sposata con Oswald Breil, straordinario uomo. Quest’ultimo è stato funzionario del Mossad, e con il susseguirsi dei romanzi diventa prima viceministro della difesa, poi primo ministro israeliano. Affetto da nanismo, ha condotto una vita avventurosa e brillante, possedendo rare ed importanti doti intellettuali. Infatti:
“Breil, poco più di un nano, aveva combattuto ogni genere di minaccia come capo del Mossad, e come esponente politico ai massimi livelli, ricoprendo dapprima l’incarico di vice ministro alla Difesa, e, in seguito, quello di primo ministro della Repubblica di Israele. Ora, da pubblico cittadino mostrava una spiccata propensione per il rischio. (…) Mai lasciarsi ingannare dalla sua statura ridotta e dall’aria innocente , era un gran errore. Oswald aveva dato scacco ai peggiori delinquenti internazionali, a terroristi sanguinari, a sette potentissime.” (pp. 158/60).
Ed è così che i due e il loro splendido yacht Williamsburg sono coinvolti in una storia che affonda le sue radici in un’altra epoca. Infatti dal Messico del XIX secolo fino ai giorni nostri, un diamante di inestimabile valore collega fatti lontani nel tempo e nello spazio con un impercettibile filo. Il filo è rappresentato dal mistero di un diamante, di colore paglierino, di 33 carati, dal nome Maximilian II, che riesce ad unire la tragica storia di Massimiliano d’Asburgo ai cartelli della droga messicana dei giorni nostri.
Ma andiamo con ordine perché la vicenda, oltre a svilupparsi su tempi paralleli, è ricca di riferimenti storiografici precisi ed intensi. Infatti:
“C’è un mistero che accomuna la figura di Massimiliano d’Asburgo a quella di Domacio Ruiz, uno dei più potenti narcotrafficanti del mondo. E c’è una ricerca- ed una storia- che porta Oswald Breil e Sara Terracini sulle tracce di una pietra antica e maledetta, un omicidio e un intrigo che non sarà facile dipanare, ancor di più perché, in questo intrigo ci finiscono: la lotta per la supremazia di un territorio da parte dei cartelli della droga messicani, le indagini di Tomaso Moreno, ex giudice impegnato nel pool antinarcos e il potere arcano e terribile di un diamante avvolto in un’aura tremenda ed antica.”
Il lettore è, così, diretto verso due direzioni diverse ed opposte. Per cui si riuscirà finalmente a rompere la maledizione che grava sul diamante? E quale incredibile filo rosso riuscirà a collegare nei secoli l’antica cerimonia pagana a tutti gli altri tragici avvenimenti di cui ho detto?
In La luce dell’impero si costruisce una intricata e avventurosa trama, fatta di continui rimandi storici lontani nel tempo e nello spazio, ricollegati al presente. Talvolta la narrazione si ingarbuglia, e spesso ho perso il filo. Ho molto apprezzato il modo scelto dall’autore di mettere all’inizio di ogni capitolo dei brevi riassunti, in modo tale che il lettore riesce un po’ a sentirsi sollevato in mezzo a tutti quei continui flash back tra passato e presente. Un romanzo portentoso e per gli amanti del genere avventuroso perfetto. Personalmente ho faticato molto a dipanare il filo della matassa. Un romanzo, però, ricco e preciso dal punto di vista storico, sicuramente frutto di ricerche accurate e diligenti. Inoltre il romanzo è attorniato a sua volta da un particolare mistero. L’autore al fondo narra di una storia alquanto bizzarra, di un account Facebook avvolto nel mistero, e nell’anonimato di un alias, di lunghe chiacchierate via chat e, soprattutto di un documento che gli viene inviato da questa strana amicizia. In quest’ultimo si narra la vicenda di Massimiliano d’Asburgo con dovizia di particolari e di una approfondita ricerca storica dalla quale lui stesso è partito per scrivere questo libro. Mah! La suspence è, comunque, assicurata.
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Di Buticchi ne ho letti diversi e la "croce e delizia" dei suoi romanzi, per me, è proprio l'intrecciarsi di diverse linee temporali.