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La prima avventura del giovane Corto Maltese
“In pratica, esistono dei tesori che sono stati legati da una determinata magia e se le precise regole dell’incantesimo vengono rispettate, il tesoro può essere ritrovato, altrimenti questo si distruggerà e svanirà per sempre. Però la caratteristica di questi tesori, è che quando svaniscono si portano via anche i cercatori maldestri.”
Un giovane Corto Maltese è coinvolto assieme ad alcuni suoi amici in un'avventura per mare che dalla Scozia lo porterà in Sicilia, con un carico di ceramiche preziose, piatti e teiere Wedgewood. Da qui partirà di nuovo all'inseguimento di un tesoro, una magica trovatura siciliana, ricerca che lo porterà alla volta di una Venezia dai molti aspetti esoterici.
Normalmente un fumetto nasce da reminescenze letterarie, o assai più spesso da alcune situazioni e/o personaggi di un romanzo. Ne “Il corvo di pietra”, di Marco Steiner, capita invece proprio il suo opposto. E’ infatti da un protagonista delle cosiddette “nuvole parlanti” - e che personaggio - che si evolve la trama di un piacevolissimo libro di avventure, più precisamente dall’ormai leggendaria figura di Corto Maltese, nato dalla vivacissima fantasia di Hugo Pratt. Un lungo racconto, che inizia sulle coste della Scozia del primissimo Novecento per poi svilupparsi in Sicilia, ma non prima di essere approdati a Venezia. Non però in una Venezia qualsiasi, ma bensì in quella misteriosa, cabalistica, alchemica ed esoterica già cara alla mitologia prattiana. Il romanzo narra le gesta di un Corto Maltese non ancora quindicenne, un adolescente del 1902 - anno dal crollo del campanile di San Marco, evento preconizzato nel testo da un rabbino amico di Corto - ancora imberbe, anche sul versante avventuroso. Una storia che prende avvio da un inseguimento lungo le coste scozzesi, da parte della polizia britannica, di alcuni contrabbandieri di armi che riusciranno a fuggire a bordo di un veliero. Fra i componenti del suo equipaggio si trova Corto Maltese, assieme ad un ragazzo, originario dell’isola di Mann, di qualche anno più vecchio, figlio del comandante dell’imbarcazione. Una volta approdati ad un rifugio sicuro i due giovani e il capitano riceveranno istruzioni dal padre di Corto per salpare alla volta della Sicilia, dove dovranno ritirare un carico di preziose ceramiche Wedgewood da trasportare a Venezia. Sarà solo l’inizio di una serie di avventure che vedranno i tre protagonisti alle prese con una caccia al tesoro. Ma non un tesoro qualunque, bensì una fortuna legata al superamento di una prova che “dannerà chi vi tenta e non vi riesce”, una cosiddetta “trovatura” siciliana. Dei beni preziosi da recuperare per mezzo di tre ragazzi “provenienti da tre isole diverse”. Non si vuol aggiungere altro alla trama di “Il corvo di pietra”, se non accennare al fatto che a Venezia Corto e il suo amico conosceranno un soldato australiano, fuggito dalla carneficina del conflitto anglo-boero. Un personaggio, quest’ultimo, dai molti aspetti enigmatici.
Ciò che colpisce fin dalle prime pagine del romanzo non è tanto la narrazione accurata del pur ricco filone avventuroso, quanto l’analisi delle minuziose ambientazioni - anche, se non soprattutto, storiche - e le ancor più scrupolose descrizioni dei paesaggi e delle situazioni in cui si svolge l’azione in corso. Rappresentazioni e caratteristiche dei personaggi talmente meticolose che le semplici aggiunte di varie onomatopee donano al racconto ancor più la sensazione di non stare semplicemente leggendo un libro, ma di osservare con gli occhi le meravigliose tavole acquerellate con sagacia da un novello Hugo Pratt. Percezioni, queste, che raggiungono il culmine nelle ancora più accurate ricette di alcuni piatti siciliani, gustati dai protagonisti del racconto, ai cui ricchi ingredienti si aggiungono altrettante sfarzose descrizioni sulla loro origine e sull’alchimia dei loro gusti e sapori.
Un libro di avventure, quindi, ma soprattutto un “romanzo di formazione” per il suo giovane protagonista Corto Maltese. Non solo questo, però. Difatti il lungo racconto va interpretato su due livelli: quello dell’avventura “salgariana”, fine a se stessa e quello esistenziale, delle avventure dello spirito e della mente dei suoi giovani protagonisti, entrati per caso in uno scenario dove la realtà è avvolta da consistenti spire misteriosofiche. E dove una semplice caccia al tesoro si trasformerà in un viaggio ai confini della conoscenza, soprattutto interiore. Poiché, come afferma un personaggio del romanzo: “Il vero tesoro è la conoscenza. Non l’oro, l’argento o le pietre preziose.”
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Roberto Barzi
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