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PASSEGGIANDO IN LIBRERIA
Un Uomo entra in una libreria circondato da scaffali pieni di libri, il suo occhio si sofferma su delle copertine colorate, accattivanti, lucide o opache, ma che emanano un fascino senza fine; attratto da uno in particolare decide di aprirlo e di leggere l'incipit. Il libro che ha tra le mani è di un autore contemporaneo italiano, le frasi sono brevi, la punteggiatura fatta quasi solo di punti, il ritmo serrato e l'aggettivazione frequente.
L'uomo, come colto da un'illuminazione, o forse perché gironzolando tra gli scaffali aveva scorto il reparto dedicato ai classici, si chiede come si possa essere giunti all'attuale forma narrativa, come dal Manzoni, paradigma del romanzo classico, siamo giunti a ciò che oggi gli autori creano.
La sua mente, allora, corre verso quell'autore di cui conosce tutto, perché lo ha studiato a scuola, la perfezione della lingua italiana, la bellezza narrativa e la contemporanea profondità socio-politica; ne “I promessi Sposi” non si legge solo una storia, si respira la Storia.
Cosa accadde dopo? Cosa avveniva in Italia subito dopo l'Unità d'Italia (17.03.1861)?
Dopo anni di destra al governo inizia a spirare la voglia di aumentare i diritti delle persone più umili, di rendere dignità ai poveri, ai contadini, ai più deboli. Fu in questo clima che Depretis salì al potere e diede corpo a quei valori e a quei propositi a cui tanto credeva, pur con molte contraddizioni tipiche di quel tempo e del nostro paese.
Così fu allargato il suffragio elettorale, introdotta l'istruzione elementare obbligatoria e gratuita e iniziò l'abolizione della tassa sul macinato.
L'Uomo si ferma a riflettere sui ricordi lontani e si stupisce di come diritti come questi possano apparire all'oggi così scontati, ma quanto devono aver combattuto e quanto devono averci creduto gli uomini di allora; il sogno di un futuro migliore, nel tentativo di edulcorare il presente fatto di fatica, di sudore, di lavoro, ma soprattutto di fame.
Riflettendo sulla situazione dei più umili, degli ultimi in contrapposizione con i grandi cambiamenti che andavano profilandosi carichi di promesse risulta evidente come in Italia cominciasse una crisi del pensiero filosofico dando vita al positivismo, che già nel nome portava con sé la sensazione di ottimismo, ma che in realtà fa riferimento a ciò che è certo e provato.
Le nozioni, apprese in giovane età, si auto-alimentano nell'Uomo che ricorda come in quegli anni l'immagine delle persone, le loro facoltà intellettuali e morali, in quanto determinate da condizioni fisiche, biologiche ed economico-sociali, potessero essere studiate con gli stessi metodi deterministici delle scienze della natura; Darwin era morto da poco e la sua teoria evoluzionista aveva acceso un dibattito molto vivace. Il fulcro filosofico di questo periodo, però fu Nietzche, che influenzerà il secolo successivo. In questo clima fatto di voglia di cambiamento, voglia di essere contagiati dall'estero, un esempio ne è il tentativo di colonizzare l'Etiopia poi la Libia, voglia di quel futuro che in Francia già si respirava e si manifestava con il Naturalismo, prende vita il Verismo.
L'Uomo non può non riflettere su tutto questo, pensare a come sia la difficoltà di vivere spinta dalla speranza a generare meravigliose sorprese e come le menti migliori possano dare il meglio di sé in tali situazioni.
In una sorta di mondo onirico avvolto dai nebulosi ricordi emerge una figura per molti quasi paurosa, da tenere lontana, perché difficile, poco immediata al giorno d'oggi: Verga.
Giovanni Verga è forse colui che più di chiunque altro è riuscito a dare vita a quel movimento che nacque spontaneo. Come spesso accade nell'arte in generale e in letteratura in particolare lo spirito popolare e scientifico si fondono in un'unica forma generando qualcosa che sintetizza tutta la cultura di un'epoca, non tralasciando nessuna sfaccettatura.
Allora ecco che la realtà è raccontata dalla parte dei più umili, di coloro che non vengono ricordati nei libri di storia, ma la storia l'hanno fatta, sudando e lavorando tutti i giorni, costruendo un'Italia che non c'era, rimanendo ancorati ai loro valori spinti, però, da una marea montate che li porterà nel domani, quando ancora non saranno pronti, quando ancora penseranno che il domani non arriverà. La realtà è raccontata, seppur scomoda, seppur brutta, in modo quasi giornalistico, come fatti di cronica, senza esprimere giudizi, senza dar opinioni, ma lasciando che il lettore tragga le proprie conclusioni e si faccia una sua idea.
L'Uomo abbandona quel libretto e torna indietro verso i classici, cerca Mastro Don Gesualdo e si dirige alla cassa certo di trascorrere una serata in compagnia di una bella lettura!
Commenti
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Ho pensato però che fosse necessario rispolverare un po' di storia e se ci sono punti che vanno approfonditi non esitate, lo farò volentieri..mi sto ristudiando la filosofia hegeliana e spero presto di arrivare a Nietzsche!!
Un'iniziativa che profuma di cultura non può che essere apprezzata da tutti, ma proprio tutti...coloro ovviamente che amano alimentarsi di buoni libri di valore!
Sono con voi!
Pia
Ciao!
Pia
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Il contributo che dai a questo sito ti fa onore e indirettamente ci fa onore...grazie!
L'excursus storico che ci hai presentato offre una bellissima panoramica dell'evolversi della cultura a partire da un gran momento vissuto in Italia : l' unità conquistata.
Le riflessioni che hai posto invitano a profonde e valide riflessioni e invitano a riscoprire letture classiche che sono scaturite dal pensiero di grandi autori che hanno vissuto i cambiamenti storici.
Interessante questa tua prima proposta del Verga, autore che ci racconta e si racconta attraverso la fascia di quelle persone che talora sono invisibili alla storia: i più umili...Persone che hanno vissuto sulla propria pelle i mutamenti logici o non voluti dai pochi...
Questa è la vera storia, quella scritta col sudore, col sangue e col sacrificio quotidiano di quella fascia considerata spesso meno importante,senza la quale, alcun obbiettivo storico o culturale sarebbe stato raggiunto.
Complimenti e un grande sprone a continuare nella direzione che hai intrapreso: grande Silvia!