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“Tiresia sono”
È un grande Camilleri che riconferma le sue straordinarie doti di narratore quello che ci parla attraverso queste pagine, peraltro messe in scena sul finire della primavera dello scorso anno al Teatro Greco di Siracusa e interpretate con successo dall'autore stesso.
“Conversazione su Tiresia” è un libriccino di scorrevole e illuminante lettura che riporta al centro dell'attenzione il celebre veggente di Tebe di mitologica memoria, il quale, in virtù delle sette esistenze che Zeus gli diede la possibilità di vivere, racconta, e si racconta, in prima persona, prefiggendosi di “mettere un punto fermo nella mia trasposizione da persona a personaggio”. Una voce narrante, quella di Tiresia, che ripercorre il fascino antico del mito greco popolato di dèi talvolta benevoli, talaltra spietati nei confronti dell'uomo, quando l'Ellade era un Eden letterario incontaminato dove gli aedi cantavano incomparabili e irripetibili gesta d'eroi cui attinsero per lungo tempo poeti e tragediografi, per passare poi attraverso la Storia, quando l'Olimpo all'improvviso si svuotò e la croce cristiana condizionò e rielaborò il mondo pagano.
Un breve ma intenso excursus letterario sulle orme della figura del vecchio Tiresia che visse la propria arte profetica come la più tremenda delle condanne e che fu uomo, donna e poi ancora uomo, avvicinato da Ulisse e da Edipo, diffamato e insultato da nomi altisonanti della letteratura, fino ad arrivare al Novecento, il secolo del riscatto.
Infine, una riflessione sulla cecità ormai comune sia a Tiresia che al nostro scrittore siciliano induce a notare un'affascinante analogia tra i due che, infatti, nelle battute conclusive di questa Conversazione finiscono per confondersi:
“Ho trascorso questa mia vita ad inventarmi storie e personaggi, sono stato regista teatrale, televisivo, radiofonico, ho scritto più di cento libri, tradotti in tante lingue e di discreto successo. L'invenzione più felice è stata quella di un commissario.
Da quando Zeus, o chi ne fa le veci, ha deciso di togliermi di nuovo la vista, questa volta a novant'anni, ho sentito l'urgenza di riuscire a capire cosa sia l'eternità [...]”.
Un piccolo gioiello! Da leggere!
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Commenti
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Siccome non amo affatto la scrittura di Camilleri, con un po' di sollievo mi pare di aver capito che questo libro sia scritto in italiano-italiano. O mi sbaglio?
Ho finito di leggere il libro di Pavese!
Il dialogo "I ciechi" mi è piaciuto molto, così come tanti altri che ho trovato straordinari... Cinque stelle piene! :)
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