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Incertezze e intoppi della vita quotidiana.
Disperatamente Luciana Littizzetto va alla ricerca delle Picicì ( le Piccole Cose Certe) ma quasi in ogni momento della giornata si imbatte in cose che non funzionano, o funzionano male o addirittura pare che tutto congiuri per farle funzionare male. Eppure, sembra aggiungere la brava Luciana, ci vorrebbe così poco per metterle in sesto e non fare impazzire chi quotidianamente le usa… Ed ecco, uno dopo l’altro, una serie di capitoletti nei quali, con prosa leggera e ironica, l’autrice dichiara apertamente la sua (giusta) ribellione di fronte a tante piccole avversità della vita. Il libro si può leggere spulciando qua e là, senza un ordine preciso, anche se l’autrice ha diviso le sue osservazioni in tre parti: quelle in cui “non ci sto dentro”, quelle in cui “non ci sto fuori” e infine quelle in cui “non ci sto proprio”. Chi di voi, per esempio, non si è mai cimentato con la linguetta per aprire le scatolette di tonno, o non ha mai perso il telecomando negli anfratti di un divano, oppure non ha mai cercato i famosi “adattatori”, sempre diversi l’uno dall’altro, per far funzionare un apparecchio? E vogliamo dire due parole sulle complicate (e non sempre trasparenti!) raccolte punti dei supermercati, o sui cartelloni stradali che spariscono nei momenti topici, o sui trucchi infantili per impossessarsi dei braccioli delle poltrone al cinema? Per non parlare dell’incomprensibile scrittura dei medici, delle attese ai centralini degli ospedali o delle asfissianti pubblicità dei divani, poltrone e sofà… Esilaranti sono poi le elencazioni di cognomi assurdi o poco abbinabili a certi nomi, o di paesi e strade dai nomi strani o peggio… Insomma una specie di vademecum sulla vita di ogni giorno e sui suoi piccoli o grandi inciampi, una divertente passeggiata tra le piccole cose lontane dal buon senso comune e dalla logica. Ma la Littizzetto non trascura neppure argomenti seri, sui quali dice opportunamente la sua, come ad esempio il problema complesso delle adozioni, la disuguaglianza degli stipendi delle donne, l’imbecillità dei piromani…
Lo stile è colloquiale, fluido, piacevole: da non perdere, all’inizio del libro, la sua originale autobiografia, e la sua intenzione di fondare un nuovo partito (quello delle Picicì, le Piccole Cose Certe), che “promettesse di risolvere minuzie che intossicano giorno dopo giorno il nostro tran tran abituale”: la solerte Luciana si propone ovviamente come segretaria generale.