Dettagli Recensione
Solo a me non affascina?
Subito dopo aver completato la rilettura dell'Amleto di Shakespeare (forse questo mi ha un po' condizionato), ho deciso di cimentarmi per la prima volta in un classico della tragedia greca, spinto anche da qualche consiglio.
Ho provato a leggere la "Medea" con quanta più attenzione mi fosse possibile e, pur riconoscendone il valore, non sono riuscito a farmela piacere né a coglierne la potenza stilistica oltre che di contenuti. È ovviamente un'opera che va considerata nel contesto in cui è stata scritta, ma nonostante questo la figura di Medea non mi è arrivata così col fascino che le è attribuito universalmente. Tralasciando tutte le ragioni che l'hanno spinta nell'esecuzione della sua vendetta, l'ho trovata incoerente con la figura "intelligente" decantata da tutti. È sicuramente una donna risoluta, che non viene meno ai suoi propositi per quanto spaventosi possano essere, ma non si può dire che attui una vendetta sensata.
Perché un uomo persegue una vendetta? In certi casi perché crede di trovarvi sollievo; nel caso di Medea perché vuole infliggere la sua stessa sofferenza all'uomo che ne è la causa. Tuttavia, nel perseguire questa sua vendetta, vi coinvolge persone del tutto innocenti, mostrando chiari segnali di pazzia; una pazzia nella quale NON "c'è del metodo". Dunque, per quanto forbiti possano essere i discorsi della protagonista, la sua intelligenza è completamente subissata da questa follia irrefrenabile.
C'è anche chi la vede come un precursore dell'emancipazione femminile... ma neanche in questo sono d'accordo. I torti subiti mettono in risalto assolutamente le ingiustizie subite dalle figure femminili, ma dall'altro la reazione della nostra protagonista (lungi da me chiamare eroina un personaggio del genere), la getta ancor di più nell'oblio. Come anche il coro mette in risalto, la sofferenza di Medea e la sua voglia di vendetta sono giustificate e in questo l'appoggerà pienamente, salvo poi dissociarsi da lei nel momento in cui si rende conto di quanto di quanto crudele e insensata nell'esecuzione sia la sua vendetta.
Rimanendo in discorsi più prosaici, inoltre, credo che la mitologia greca contenga anche storie più tragiche e affascinanti di questa.
So che in molti mi odieranno, ma la Medea non mi ha fatto perdere la testa.
P.S. Di seguito, la citazione emblema della psicologia della protagonista, che mi ha lasciato alquanto perplesso:
"Sappilo bene: è per me un vantaggio il dolore, purché tu non rida di me."
Commenti
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Scusa per la semplificazione estrema che ha di certo banalizzato un argomento assai complesso.
Devo ammettere che hai suscitato la mia curiosità, perché ho avuto più volte modo di constatare quanta differenza ci sia tra il leggere un’opera teatrale, e vederla rappresentata. Mi segno il tuo consiglio.
Vale.
Figurati, il tuo punto di vista è interessante. Se c’è una cosa certa che si possa dire della Medea, è che fa nascere non pochi spunti per il dibattito. Sicuramente non posso evitare di ammettere che i personaggi come Medea mi sono particolarmente indigesti. Ho cercato di esprimere il mio giudizio cercando di non farmi condizionare da questo aspetto.
Sono assolutamente d’accordo sul fatto che questa tragedia vada contestualizzata... come tutte le opere letterarie a parte Shakespeare, che è eterno proprio perchè SEMPRE paurosamente attuale. In quel caso la contestualizzazione dà “solo” una chiave di lettura aggiuntiva.
La Medea, per me, va per forza contestualizzata, altrimenti perde molto.
Vale.
Vale.
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Se però tu ascoltassi la Medea di Cherubini interpretata da Maria Callas , resteresti affascinato dalla follia della protagonista. O almeno a me è successo così.