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Le uccisioni vecchie e nuove
Affabulazione di Pier Paolo Pasolini è una tragedia nella quale si amalgamo gli echi del dramma sofocleo, l’esperienza personale del difficile rapporto che il poeta di Casarsa ebbe con il padre (“I due casi più comuni: cioè quello in cui il padre ignora, e quello in cui il padre odia il figlio…. Restano da considerare ora i padri che non ignorano né odiano i loro figli. Ce n’è di due specie: coloro che fingono di amarli in modo diverso da quello in cui li amano; e coloro che fingono di amarli semplicemente perché non li amano”), la sensibilità epocale per i contrasti tra generazioni.
“Non gliene importava niente di me,
e di tutte le uccisioni, vecchie e nuove,
che legano un padre e un figlio…”
Pasolini sovverte lo schema classico del conflitto edipico: l’amore incestuoso muta il proprio verso, orientandosi in linea retta discendente dal genitore al figlio anziché in direzione ascendente, e ribalta il senso del complesso psichico, che nel dramma intercorre tra congiunti dello stesso sesso anziché di sesso opposto.
“I padri, sappilo, sono tutti impotenti: qualunque
sia la loro espressione e il loro portamento
altro non leggi nella loro persona
che la coscienza non ammessa della loro impotenza.”
Pasolini infrange i tabù delle violazioni primarie, i principi della tradizione familiare e l’ordine generazionale, sfidando ogni limite della proibizione etica e dell’interdizione sociale, varcando i confini della sacralità intangibile dei vincoli familiari, delle regole sociali, della vita stessa.
Giudizio finale: figlicida, dinastico, disperato.
Bruno Elpis