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Nora.
Composto da tre atti, “Casa di bambola” di Henrik Ibsen è un’opera che descrive in modo chiaro ed inequivocabile il volto dell’istituzione matrimoniale. La coppia, composta da, Nora, donna solare, allegra, frivola, apparentemente senza problemi e dedita alla crescita dei figli, e Torvald Helmer, il marito avvocato prossimo al conseguimento di una importantissima promozione, si offre al pubblico esterno quale modello da seguire, quale unione perfettamente solida ed armonica, per poi dimostrarsi, nell’intimità, caratterizzata un rapporto tanto fragile quanto ormai corroso.
Goccia che fa traboccare il vaso non è altro che il rischio di uno scandalo: Nora che sin dal principio ha deciso di rinunciare alla sua personalità e al suo carattere per indossare la maschera e i panni della bambola, del giocattolo accondiscendente nei confronti del marito e dei dogmi che la società stessa le hanno imposto, per aiutare il coniuge nel momento di difficoltà ricorre ad un prestito, denaro che le arriva da un uomo malvisto nella comunità, il signor Krogstad. La minaccia di dichiarare pubblicamente quanto accaduto fa si che la donna cada nel dubbio, non sappia come comportarsi e cerchi, nel suo piccolo, di assecondare quell’unica richiesta del creditore; mantenere il posto di lavoro. Peccato che Torvald si rifiuti categoricamente di ascoltarla e/o prometterle qualcosa del genere; ne andrebbe della sua credibilità, della sua moralità, ora soprattutto che il posto al vertice della banca ove presta la sua attività è arrivato. Ed è al momento della scoperta del “misfatto” che le crepe fanno breccia nella realtà di facciata, sgretolandola, ed è al momento della denuncia pubblica che il vero volto dei protagonisti di Ibsen viene alla luce.
Torvald, infatti, appreso l’errore della donna, non solo non la consola, non solo la colpevolizza, ma la ritiene talmente inaffidabile che la interdisce della possibilità di continuare ad educare i figli. Il suo unico pensiero è rivolto all’immagine pubblica; cosa ne sarà della sua promozione, cosa ne sarà della sua brillante carriera se quelle voci inizieranno a circolare? Come può un uomo della sua posizione vedersi esposto a simili critiche e giudizi a causa dello scellerato comportamento di una donna che ha agito di propria iniziativa quando sino ad allora si era perfettamente conformata al ruolo di soprammobile? Come ha osato costei, come si è permessa di far uso del suo libero arbitrio? Come ha potuto macchiare in modo così indelebile l’onore del marito? Da questo momento, ella è ai suoi occhi soltanto una figura inaffidabile, priva di qualsivoglia moralità e priva di minima maturità.
Le circostanze però non sono avverse all’avvocato che, tramite una serie di interventi – paradossalmente – esterni, riesce a salvarsi. E riecco che, dopo essersi spogliato dei panni del marito-guida-premuroso ed attento per indossare quelli dell’egoista a cui interessa esclusivamente del proprio ruolo e ceto sociale, è pronto nuovamente a ricambiarsi per tornare a rivestire gli abiti di colui che affettuosamente fa strada alla tenera ed indifesa moglie-bambola. Peccato però che il legale mal abbia fatto i suoi conti… Le parole proferite dall’uomo, hanno risvegliato Nora, che di fronte alla realtà dei fatti, vede, forse per la prima volta, l’uomo che ha davanti. Inizia così la riflessione su quella che è stata sino ad allora la sua vita, a quelli che dovevano essere i suoi desideri e a quelli che in realtà celava, alla considerazione e all’opinione che colui che doveva proteggerla, consigliarla, difenderla ed appoggiarla, in verità nutriva della sua persona; considerazioni che la portano inevitabilmente alla scelta – per il tempo – di coraggio per eccellenza.
Seppur come anticipato il testo sia composto da pochi atti e si concluda nel lasso di tempo di una giornata “Casa di bambola” è un elaborato che racchiude molte riflessioni che invitano il lettore ad interrogarsi sulle questioni sollevate. Da sempre considerato emblema del femminismo, esso si dimostra capace di ricreare una perfetta fotografia della società del tempo, una realtà in cui la donna veniva confinata nell’annullamento poiché intrisa di sacri ed imprescindibili doveri. Riprova di ciò sono proprio le parole di Torvald, che appresa la decisione della donna, immediatamente ritratta per poi – appurato che la sua è una linea irrevocabile – arrivare a rinfacciarle proprio questa sua incapacità di far fronte a quei doveri coniugali che si è assunta. A Nora, che non è compresa completamente nemmeno dal suo ideatore, non resta altro che partire, incamminarsi alla ricerca di una nuova identità; una strada irta di difficoltà, un percorso ancora in crescendo, ancora in essere.
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