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La gelosia e la parola
Ed eccomi qui, alle prese con il secondo appuntamento consecutivo con il caro Shakespeare, appuntamento che non si è rivelato meno proficuo e ricco del primo.
Con il suo inconfondibile stile, William ci porta a scrutare le conseguenze che porta un'altra delle sfaccettature dell'animo umano, se portata all'estremo.
Se per Macbeth era l'ambizione, per l'Otello parliamo della gelosia.
Otello, anche detto il Moro, è un rinomato generale al servizio della Repubblica di Venezia, distintosi per il valore dimostrato in battaglia (come Macbeth).
Otello sposa la giovane e bella Desdemona, che pur di convolare a nozze con lui è disposta a scappare da suo padre, tanto è l'amore che prova per il suo Otello.
Con la minaccia turca alle porte di Cipro però, il Moro non può ancora godersi i benefici delle nozze, e sarà inviato lì per fare da governatore e fronteggiare i nemici in arrivo. Me ben altri e ben più temibili saranno i nemici che si troverà ad affrontare.
Si recherà lì insieme alla stessa Desdemona, al suo fedele luogotenente Cassio e al suo diabolico alfiere Iago. Sarà proprio quest'ultimo, alla disperata ricerca di trarne dei vantaggi personali, a provocare l'immensa tragedia descritta in questo libro. Con le sue trame diaboliche e le sue menzogne, tesserà una tela nella quale intrappolerà tutti, anche sé stesso. Introdurrà nella mente di Otello il tarlo della gelosia, in modo meschino e subdolo. Viste dall'esterno, le prove che Iago offre a Otello riguardo l'infedeltà di Desdemona sono di scarso valore, ma Shakespeare vuole mettere in risalto proprio questo concetto: "[...] inezie leggere come l'aria sono per il geloso conferme forti come l'evidenza delle Sacre Scritture".
Ed è proprio così, Otello viene reso pazzo dalla gelosia infondata che Iago fomenta in lui, che scaturisce dal suo troppo amore e dal possesso, e lascia che i suoi occhi e il suo cuore lo ingannino enormemente. La realtà disegnata da quegli occhi contaminati dalla gelosia è lontana un'abisso da quella pura e vera, eppure agli occhi del Moro appare inconfutabile. Il mondo di Otello è nero, il suo amore Desdemona diventa una prostituta, il suo fedele servitore Cassio diventa un traditore, mentre l'unico a salvarsi dal suo severo giudizio è Iago, che invece di apparire come il diavolo che è in realtà, gli appare come un angelo onesto al quale deve tutto. La gelosia può dar vita a mostri che nel mondo reale non esistono nemmeno in minima parte, e quest'ultima può devastare un uomo, quando viene fomentata dalle parole.
Le parole. Esse hanno un potere che nemmeno la spada. Si insinuano silenziose nelle nostre fibre vitali, le corrompono, pizzicano violentemente le corde del nostro cuore, inebetiscono la mente più lucida e sono in grado di renderla folle. Semplici parole, pronunciate da un diavolo come Iago, che le adopera senza alcun freno, hanno potuto ferire, uccidere, dannare nel corpo e nell'anima. Tutto a causa della parola e della sua parente più prossima, la menzogna. Esse costruiscono un castello di carte composto dalle vite con le quali giocano, ed esse stesse si trasformano nel soffio di vento che quelle vite poi distrugge.
Quando l'uomo diventa schiavo delle proprie passioni, è in quel momento che la rovina si nasconde dietro l'angolo. È stato così per Macbeth, è stato così per Otello, può essere così per qualunque uomo.
"Guardatevi, mio signore, dalla gelosia! È il mostro dagli occhi verdi che schernisce la carne di cui si nutre. Beato vive il cornuto che, certo del suo destino, non ama chi gli fa torto. Ma oh!, quali minuti maledetti conta chi stravede eppure dubita, sospetta eppure ama con passione!"
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Commenti
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Ciao, Vale.
Non ho letto il testo, ma ho comprato il DVD di quest'opera nella serie dedicata all'Autore, serie in vendita nelle edicole a cadenza settimanale.
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Ferruccio