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Sventurata la terra che ha bisogno di eroi
E’ un Galileo che trabocca vitalità ed entusiasmo il personaggio che apre questa opera teatrale: gioioso, appassionato, inebriato dall’intuizione di una nuova verità e impaziente di condividere le sue scoperte con chiunque abbia curiosità e mente, dal figlio della domestica al lattaio. La scienza è energia positiva, dinamica di possibilità, libertà: di osservare con i propri occhi, capire e far vagare il pensiero oltre le barriere imposte dal senso comune o dall’autorità, sulla volta del cielo così come sui meccanismi che regolano la terra. La sua missione è il bene dell’umanità, non solo nella concretezza delle scoperte ma soprattutto nell’attitudine al dubbio.
Ma poi la scienza si scontra con la realtà del mondo e i tavoli del potere. E le cose cambiano. Lo sa bene Brecht che scrive quest’opera fra il 1938 e il 1955, in un momento storico in cui la scienza è piegata, snaturata dal nazismo a mezzo di dimostrazione delle proprie tesi razziali e dalla guerra a mezzo di distruzione massiva.
Infatti, pagina dopo pagina, l’entusiasmo di Galileo scema, deluso da chi non vuole vedere per non discutere i dogmi su cui ha basato le proprie certezze, sconfitto dal potere che fomenta l’ignoranza e la superstizione perché su di esse fonda la garanzia dei propri privilegi, piegato dalla paura. La sua. Paura del dolore fisico, della tortura, della morte. Perché Galileo è solo un uomo con le sue debolezze, ama il cibo gustoso e il buon vino, ama i libri e le sperimentazioni, ama vivere. Non ha il coraggio degli eroi. E abiura.
Ma sventurata è la terra che ha bisogno di eroi per convincersi di essere in grado di pensare, di conoscere, di aspirare a cose grandi. Sventurati siamo noi tutti quando ci facciamo massificare dalla forma di potere attuale, più mediatico che religioso, che ci vuole altrettanto ignoranti e appiattiti.
Il teatro di Brecht mostra il suo stretto collegamento con la realtà sociale e innesca interrogativi forse diversi da quelli del 1950, ma significativi tanto ieri quanto oggi. E lo fa con un testo che si legge tutto d’un fiato, piacevole e a tratti anche divertente, vivacissimo grazie alla forma del dialogo e capace di delineare un Galileo ricco e profondo, che si fa simbolo di un’umanità intera.
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Questo testo mi è finito tra le mani quasi per caso e ha sorpreso anche me trovare una lettura adatta a tutti, piacevole oltre che densa di riflessioni. Merita davvero la lettura.
complimenti davvero Manuela!
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mi piace, chi scrivendo in maniera sintetica ,riesce a trasmettere al massimo i contenuti.