Dettagli Recensione
Il mio "malin...comico" preferito
Carlo Verdone, insieme al mitico trio di Aldo, Giovanni e Giacomo, è il mio comico preferito.
Attento osservatore della realtà che ci circonda, fin dall’esordio del 1980 con “Un sacco bello” ho sempre apprezzato la bravura con cui riesce a coniugare umorismo ed un pizzico di malinconia.
Quando in libreria mi sono trovato davanti alla sua autobiografia, di cui francamente ignoravo l’esistenza, non ho potuto resistere.
"La casa sopra i portici" non è altro che il luogo, situato in Via Lungotevere dei Vallati a Roma, dove Verdone ha trascorso la propria infanzia e la successiva gioventù, fino a quando l'abitazione è tornata di proprietà del Vicariato della Santa Sede.
Fin dai primi capitoli è evidente l'amore che lega l’autore a quella casa che è stata non soltanto la dimora della propria famiglia, ma anche luogo di ritrovo per famosi attori e registi.
Il padre di Carlo, Mario, era infatti uno stimato critico cinematografico.
Ed è così che il giovane Verdone ha avuto l'occasione di frequentare sin da piccolo celebrità del calibro di Pier Paolo Pasolini, Cesare Zavattini, Federico Fellini, Vittorio De Sica, Franco Zeffirelli, Alberto Sordi e tanti altri.
Ma il libro non è soltanto una carrellata di incontri ed aneddoti, alcuni dei quali veramente divertenti.
"La casa sopra i portici" è soprattutto un romanzo intimo, malinconico, una testimonianza di affetto di Verdone nei confronti della propria famiglia, un viaggio dolce nella memoria di quei tempi meravigliosi.
La madre Rossana, il padre, il fratello Luca e la sorella Silvia, futura sposa di Christian De Sica. Nella narrazione c'è spazio per ognuno di loro.
Familiari, domestiche, amici, fidanzate, sono i protagonisti di un testo che è anche ritratto nostalgico della turbolenta società italiana di quegli anni, dal miracolo economico degli anni ’50-’60 ai roboanti ’70.
Lo stile ed il lessico non sono ovviamente dei più ricercati, ma questo aspetto interessa relativamente. “La casa sopra i portici", soprattutto per i fan del comico romano, è un’autobiografia che ha nelle emozioni e nella curiosità verso la storia del personaggio i suoi punti di forza.
"Mancava un'ora circa all' arrivo dell'incaricato del Vaticano. Avevo deciso di realizzare una ripresa alla casa così com'era in quel momento, spoglia e buia. Poi ci avrei fatto un montaggio con una canzone di Jimi Hendrix. Azionai la telecamera. Lo studio di mio padre, la libreria, la scrivania. Le camere di Silvia e Luca. Ero consapevole che le immagini fossero traballanti, ma dovevo fermare il tempo. La sala da pranzo, il tavolo, le discussioni, mille volti, mille voci, la mia camera, la gente, le risate, la musica. Mi lanciai sul terrazzo concludendo la ripresa in modo liberatorio sul quel panorama unico. Ne ero sicuro, avevo girato un gran bel film. Dolce e doloroso. Il film della mia vita ".