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Il rhythm & blues di Tennessee
In questo volume sono raccolti quattro drammi, quattro immaginari blues cantati e musicati da personaggi che cercano nei risvolti estremi dell’immaginazione un surrogato della realtà. Da wikipedia: “blues è una forma musicale vocale e strumentale la cui forma originale è caratterizzata da una struttura ripetitiva di dodici battute e dall'uso, nella melodia, delle cosiddette blue note. Le radici del blues sono da ricercare tra i canti delle comunità di schiavi afroamericani nelle piantagioni degli stati meridionali degli USA.” Direi che la definizione calza: i drammi sono componimenti brevi, ove le battute insistono, esprimono sofferenza e hanno il ritmo di un dolore profondo.
Ne “La camera buia” si nasconde un orrore che ha per protagonista la figlia della signora Pocciotti, “una montagna di carne femminile, italianamente abbronzata”. Il segreto chiuso nell’oscurità della camera trapela grazie alle domande rivolte dalla signorina Morgan, una “meticolosa, schizzinosa zitella che si dedica all’assistenza sociale”.
Analogamente in “Ritratto di Madonna”, il portiere e il ragazzo dell’ascensore fanno affiorare la follia della signorina Lucrezia Collins, “una zitella di mezz’età, smilza e dalle spalle ad arco, con un viso tirato che l’agitazione imporpora.” Epilogo all’insegna dell’intervento di un dottore e di una rude infermiera, sollecitati dall’amministratore, il mite signor Adams.
“La lunga permanenza interrotta ovvero Una cena poco soddisfacente” è quella di zia Rose, ultraottantenne nubile e fragile, anche nell’aspetto, che viene “palleggiata” da nipoti e parenti nelle rispettive case. Anche Baby Doll e il rozzo Archie Lee le danno “il foglio di via”. Finale tragico ove un uragano – la natura chiamata a impersonare la crudeltà umana – sballotta la dolcissima vecchietta mentre “nel cervello, nipoti e pronipoti e cugini le passano innanzi come fogli di album sfogliati rapidamente.”
“Proibito” è forse il più inquietante – anche se è difficile stabilire una gerarchia degli orrori - dei quattro drammi: la bambina Willie (“non ha più di tredici anni”) “avanza su una rotaia tenendosi in equilibrio instabile con le braccia aperte”: è agghindata da entreneuse, ma stringe in una mano “una bambola straordinariamente malridotta con una scarmigliata parrucca bionda”. Il suo colloquio con Tom – un ragazzo che gioca con l’aquilone sulla massicciata della ferrovia sul tratto Memphis/New Orleans/Saint Louis – mette in luce un presente degradato nel quale la ragazzina incontra ferrovieri e gioca a fare la grande, sfidando la morte, dopo aver preso il posto d’intrattenitrice della sorella (“Ho ereditato anche tutti gli innamorati di mia sorella”): Alva è morta giovanissima, di tisi come la protagonista della “Signora delle camelie” ma senza violini che suonavano e senza “fasci di fiori bianchi”...
In queste opere molti ravvisano elementi autobiografici di Tennessee Williams: la schizofrenia della sorella, i disturbi mentali, gli attacchi di panico e le paure per gli aspetti terribili della realtà.
Sono testi da leggere se non si è già depressi. Se lo si è, l’angoscia potrebbe trovare nutrimento. E conferme.
Bruno Elpis
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Commenti
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@ Marcella: sì, questi drammi mandano in depressione chi sia pronto ad andarci! :)
@ Paolo: in realtà, semantica e nominalismo (che talvolta pratico pur nella versione superficiale e pop di Wikipedia!) mi affascinano, come tutto ciò che attiene alla ricerca linguistica e stilistica. Non per questo non apprezzo aforismi affascinanti come quello che tu citi! Veramente bello, assolutamente da utilizzare per commenti più concettuali, o più impressionistici, del mio... :)
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