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Trent'anni e una chiacchierata con papà
 
Trent'anni e una chiacchierata con papà 2013-02-03 06:26:28 Bruno Elpis
Voto medio 
 
2.6
Stile 
 
2.0
Contenuti 
 
3.0
Approfondimento 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    03 Febbraio, 2013
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Trent’anni e una chiacchierata con papà – Commento

La chiacchierata che Tiziano Ferro, all’età di trent’anni, fa con suo papà sarebbe quella in occasione della quale uno dei cantanti più amati dei nostri giorni rivela ai genitori i suoi orientamenti sessuali, prima di un outing pubblico che ha suscitato l’interesse morboso di certa stampa.
In realtà il libro, più che parlare di questo, ripercorre le tappe di un successo esponenziale (quindi ha un interesse specifico soprattutto per i fan di Tiziano) che esplode sull’inquietudine esistenziale e affettiva. In una vita scandita da studi, viaggi aerei, soggiorni all’estero, concerti, amicizie, collaborazioni con altri cantanti. In una vita che nasconde disagi alimentari come la bulimia (una patologia che ha un significato psicologico ben preciso: sostituire il vuoto affettivo con un surrogato materiale, il cibo, le bevande, da assumere in dosi eccessive), idee di suicidio, antidepressivi e psicoterapia.
Con grande curiosità ho letto il libro-diario di uno dei cantanti italiani più amati non soltanto in patria, ma anche in molti paesi europei e nell’America latina. La produzione musicale di questo giovane cantautore ha uno stile inconfondibile e ciò mi ha spinto verso l’opera scritta dall’autore di canzoni che hanno il potere di emozionare.
Dopo aver letto questo libro-diario, alcune parole delle canzoni di Tiziano Ferro acquistano un’altra eco: “Ho un segreto, ognuno ne ha uno dentro”. E si mettono in dubbio alcune sue affermazioni tipo: “L’amore è una cosa semplice”.
Non bastassero le sue canzoni, “Trent’anni e una chiacchierata con papà” mostra la personalità complessa di un artista pieno di contraddizioni, costantemente proteso verso l’amore per gli altri e al tempo stesso frenato da un’inclinazione naturale verso misantropia e asocialità: “..penso ai viaggi da solo, alle serate senza nessuno, alle chiamate che non ho fatto, alle telefonate perse, alle lettere strappate e mai spedite. A tutto quello che giorno dopo giorno mi ha portato lontano dalla realtà e dagli occhi degli altri.”
Una lettura da consigliare a chi si chiede se basta il successo a rendere felice un uomo, a chi si interessa dell’irrequietudine giovanile e umana, a chi vuole conoscere il retropensiero dell’autore di liriche che hanno scandito molti dei nostri momenti.

Bruno Elpis

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Commenti

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Sono proprio d'accordo... le stesse parole ... se risentite, dopo un'avvenuta conoscenza ... vengono vissute e percepite diversamente e più profondamente. Sarebbe bene ricordarlo tutti: non è bene giudicare, ma se proprio lo si vuole fare, sarebbe opportuno approfondire le nostre conoscenze su chi le esprime.
Grazie Bruno.
Pia :))
Bel commento .
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