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Le Bacchidi
 
Le Bacchidi 2012-11-23 12:59:54 DanySanny
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
4.0
Contenuti 
 
2.0
Approfondimento 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
DanySanny Opinione inserita da DanySanny    23 Novembre, 2012
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Bacchae bacchanti

Stupisce leggere Plauto. Non per contenuti profondi, acutezza sottile, ma per la vivacità di un latino che è pulsante, distante da tabelle grammaticali, vincoli sintattici. E' una lingua viva, ardente, riflesso di una società romana lontana dai palazzi del potere, dalle convenzioni religiose o politiche. E' una commedia che ha come sfondo le piccole, garbate, quasi insulse diatribe borghesi, senza assurgere a simbolo di temi esistenziali, il bene e il male, democrazia e oligarchia. E' una produzione, quella plautina, che ha un solo scopo: far ridere. Non con la sottigliezza, ma con le allusioni, i doppi sensi, i riferimenti accennati, poi taciuti, gli artifici retorici del suono che accompagnano come un vivace allegretto tutti i cinque atti del Bacchides, mentre note spumeggianti si alternano ad un ritmo indiavolato. Al di là della trama, piuttosto complessa che, chi scrive, tralascia per evitare di lambiccarsi il cervello, è interessante evidenziare alcune caratteristiche tipiche del teatro plautino.

Innanzitutto i personaggi, estremamente stereotipati in vesti che calzano alla perfezione: ci sono le cortigiane qui due, addirittura col medesimo nome, a complicare la vicenda), ammaliatrici, seduttrici, abili nel manipolare il desiderio; c'è il vecchio pedagogo rigido che inveisce esasperato contro la cupidigia dei giovani, così caricato da apparire grottesco; ci sono i giovani, invaghiti delle cortigiane, interessanti soltanto alle donne e al denaro (dirà Cecco Angiolieri nella seconda metà del duecento: Tre cose solamente mi so 'n grado, le quali posso non ben men fornire: ciò è la donna, la taverna e 'l dado; queste mi fanno 'l cuor lieto sentire, senza, naturalmente, riferimento all'opera Plautina, ma qui la si riporta a sottolineare come, in fondo, le attrattive siano sempre le stesse). Ci sono il genitore permissivo, e quello truffato, l'epulone parassita cacciato, e il soldato fanfarone comprato.

Poi c'è lui, il burattinaio, il cospiratore e l'aiutante, il truffatore e l'ammaliatore; il servo, protagonista indiscusso dell'opera plautina, che con i suoi artifici diviene trasfigurazione dell'autore stesso. Così come il secondo può dipanare l'intreccio, il primo può risolverlo, o complicarlo. E a poco servono i nomi attribuiti ai personaggi. Mnesiloco, Crisalo, Filosseno o chi altro. O forse sì, a qualcosa sono necessari: al riso. Crisalo, ad esempio, il nome del servo, significa oro, come se tutto quello che egli escogita sia prezioso, ma anche croce, e il motivo è chiaro. I personaggi sono dunque maschere. Plauto sacrifica la caratterizzazione psicologica per suscitare la risata, generata dalle allusioni al campo sessuale. Il desiderio che muove la vicenda sempre uno: la donna e, a fianco, i conquibus (sghei, denaro, che si voglia dire).
Per quanto riguarda le tematiche, oltre il chiaro riferimento ai riti di Bacco, sempre più diffusi a Roma, e che verranno poi messi al bado nel 186 a.C. perchè considerati antinomici al mos maiorum, causa orge, vino ed altro, non si riscontrano altre tematiche. Una carenza di contenuti giustificabile, e comprensibile. Quello che Plauto tenta di fare, infatti, è creare una dimensione, quella della commedia, appunto, dove regni il rovesciamento: i padri non comandano i figli, ma il contrario, i servi comandano i cittadini liberi, il costume antico di disgrega nel piacere. E' una sospensione dalla realtà, il Bacchides, in cui il rovesciamento, che non vuole assurgere a modello rivoluzionario, è necessario a suscitare il riso, arma temuta, e gradita: capace di controllare masse, e di annichilire qualsiasi timore, ad esempio, per le divinità (tema quast0ultimo non presente in Plauto, di stampo più cristiano).

Alla luce di tali elementi, dunque, vale la pena di leggere Plauto per scoprire la vivacità di una lingua considerata morta, per ridere (e non in maniere astratta, ma concreta), per lasciarsi trasportare in un mondo assurdo, paradossale, dove l'orizzonte d'attesa del lettore è soddisfatto in maniera originale e comica, lontano da critiche politiche, o questioni esistenziali. Leggerezza e risata che contrastano con quell'idea di austera rigorosità che accompagna la visione di una Roma antica, pulsante, che nei motivi dominanti, perdura ancora oggi.

(il voto sull'approfondimento è ovviamente indcativo, in quanto non si tratta di un saggio)

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Ale96
23 Novembre, 2012
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SGHEI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Quanto mi fa sbellicare questa parola!!!!! XDXDXDXD
Comunque recensione ben fatta, alquanto "umbosa".....forse non sarei stato così duro con i voti ma de gustibus...
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DanySanny
23 Novembre, 2012
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Umbosa dici? Forse qualche riferimento, ci dovevo mettere "o sghei, che dir si voglia!).... per caso hai fatto indigestioni di punti esclamativi? :-) Comunque grazie!
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Ale96
23 Novembre, 2012
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Simpatico( ironia)!

23 Novembre, 2012
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Eccotiiiii!!!! Bentornato....e alla grande direi...argomento affascinante....bravo!!!
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DanySanny
23 Novembre, 2012
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Grazie Marcella! Diciamo che invece delle mie solite elucubrazioni, questa recensione è più piana, ma concordo sul fatto che l'argomento è piuttosto affascinante ;)
Chi si rivede! E in gran forma.......:))))))
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DanySanny
23 Novembre, 2012
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Grazie Amarilli :-)
In risposta ad un precedente commento
DanySanny
23 Novembre, 2012
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@Alessandro: non è che con i voti sono stato duro, è che i miei gusti gusti sono difficili ahahahahah
Ciao Daniele, tu e Ale mi fate venire una nostalgia infinita del liceo con le vostre recensioni!!!
Ho tanta voglia di ricominciare a leggere classici latini e greci.....
a parte le mie divagazioni, ottimo commento !
Bella recensione Daniele, o forse potrei dire quasi trattato! Non ho mai letto Plauto, e mi hai fatto venire una gran curiosità: pensavo trattasse argomenti pedanti e noiosi! :)
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