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PICCOLO MUSEO SUL COMODINO
Questo è un libro da tenere sul comodino, da leggere, ma soprattutto da sfogliare e risfogliare, assaporando letteralmente ogni pagina, sia scritta sia illustrata (in effetti, anche l’edizione economica è molto bella e curata).
Vi piacerà, soprattutto, se avete già apprezzato quell’approccio un po’ sornione, pacioso, ma sempre acuto, che ha il Daverio nelle sue insolite “guide” nel mondo dell’arte in formato televisivo.
Daverio si propone come uno che “insegna a guardare i quadri”, cosa che i suoi maestri, in passato, hanno insegnato a lui: quindi non solo a passarci davanti e a memorizzarli, ma a farli propri, a entrarci dentro, a cogliere il particolare che ci sarebbe altrimenti sfuggito, e a sorprenderci - a volte - proprio per il particolare che ci sarebbe altrimenti sfuggito.
Per farlo, inventa un gioco, una sorta di divertissement (inizialmente suo ma che vuole condividere con gli altri), disegnandosi un palazzo con tante stanze (a me piace pensare ad una qualche villa sperduta nella campagna veneta), e arredando ogni stanza con una scelta personalissima di quadri, tutti legati immagino a un qualche ricordo, un’emozione fugace, un debito artistico…
E poi questa sorta di principe-mecenate (ma Daverio preferirebbe un qualche cardinale del ‘500-600, e leggendo capirete perché…) ci invita ad entrare in questo personale museo, virtuale ma comunque molto molto bello: ecco quindi, via via, l’entrata, il pensatoio, la biblioteca, le stanze del padrone e della padrona di casa, ma anche dell’amante, le cucine, e la cappella privata, dove curiosare, soffermarsi, meditare sulla scelta dei dipinti (alcuni conosciutissimi, altri vere chicche da scoprire), senza la fatica di correre per un museo vero e di fare le code tra decine di turisti.
A mio parere, rispetto ad altre recensioni che ho letto e alle stesse note di copertina, non è vero che è una sorta di guida “per tutti”, anzi: presuppone una buona base culturale di partenza, perché Daverio disquisisce e si diverte con chi lo legge, dando molto per già conosciuto. Direi che bisogna prendere questo libro, piuttosto, come un invito ad approfondire i vari spunti che si trovano nelle pagine. Io personalmente, avendone un lontano ricordo del liceo, sono andata a rivedermi Grifonetto Baglioni e le Nozze Rosse del lontano 1500, oppure la triste vicenda di Beatrice Cenci e l’incredibile processo a cui furono sottoposti lei e i suoi parenti. E questa curiosità che fa nascere nel lettore mi sembra uno degli aspetti più positivi e piacevoli dell’opera.
L’altro aspetto positivo è naturalmente la preziosa serie di notizie che si acquisiscono e che rimangono in mente dopo aver letto e assaporato questo libro. Perché quello di Daverio è sì un impressionante bombardamento di nozioni, citazioni e aneddoti, ma è soprattutto un nozionismo non fine a se stesso, bensì utilizzato per dare la propria personale interpretazione delle cose.
Perché alla fine è questa per me l’arte, una visione che qualcuno dà delle cose, visione che si può condividere o meno, ma che può comunque servire a dare una chiave di lettura per capire un po’ di più…di noi…del resto…dell’oltre (??)
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Grazie :-D