Dettagli Recensione
Il fascino della Bibliomania
I libri antichi, e non solo quelli, esercitano sempre un fascino irresistibile al quale ogni bibliofilo/bibliomane che si rispetti non sa resistere. Ti prende come una sorta di inarrestabile orgasmo quando ti trovi tra le mani un volume antico o moderno e ti metti a sfogliare le sue pagine. Prima lo giri e lo rigiri tra le mani, guardi attentamente il fronte ed il retro. Poi vai al dorso, ne osservi il taglio, la rilegatura, la cucitura, godi dell’attesa del piacere che proverai tra poco allorquando lo aprirai. Ma titubi ancora qualche attimo per prolungare il piacere della scoperta, quasi per prepararti nel modo giusto ad un incontro atteso o inaspettato, a seconda della situazione. Se il libro, infatti, è la fine della vigilia di un incontro che stai per esaudire perché quel libro era da te atteso ed è finalmente arrivato e puoi studiarlo, allora sei quasi preparato a dargli il benvenuto, sei predisposto all’incontro, alla discussione, alle scoperte alle quali quel nuovo incontro ti porterà. Se, invece, quello stesso libro che ti ritrovi tra le mani è una scoperta inaspettata, non sai cosa effettivamente contiene, chi l’ha scritto, quando è stato stampato, chi l’ha posseduto, qual è la strada che ha fatto prima di finire tra le tue mani, allora ti senti come sospeso dall’ attesa di saperne di più.
Il titolo scolorito, nel caso del libro antico, il nome dell’autore, come l’editore impressi sul dorso, ti dicono ben poco della sua identità. E tu hai quasi timore ad aprirlo, a scoprire quel mondo che si nasconde dietro quella spessa copertina rilegata in pelle marrone mal ridotta dal tempo e maltrattata dagli uomini. Gli spigoli sono consunti, il tempo e gli uomini si sono accaniti contro di lui, alcune macchie circolari ricoprono il suo retro, forse i segni di una tazza o di un bicchiere posato su di esso. Il suo autore sarà ridotto in cenere e riposerà nella polvere del tempo, ma si sente quasi come un fremito che esce dalle pagine, come se le parole, i pensieri, le idee, volessero rivedere la luce al di là del tempo trascorso.
Finalmente sollevi la pesante copertina ed è come se una finestra si aprisse davanti ai tuoi occhi: la sguardia incollata, la sguardia libera, l’occhietto, il frontespizio. Continui a sfogliare e ti inoltri nei sentieri del libro, segui l’autore, lo insegui e quasi arrivi al suo cuore, lo senti palpitare. Si presenta nella prefazione, scorrono i capitoli, le immagini, i disegni, le idee. Le sue idee, quelle dell’autore, i suoi segni quelli del suo stampatore che gli ha fornito gli attrezzi per arredarle, rivestirle, abbellirle e presentarle al lettore.
Ma ci sono anche altri segni, diversi, aggiunti dopo, da altri lettori che si sono succeduti nel tempo e nei luoghi. I più diversi possibili: a casa, all’università, in biblioteca. A matita, a penna, di fianco, sotto le righe, richiami a colori, segnalibri tracciati per ricordare, segnalare, evidenziare, ma anche ferire, lacerare, tormentare il testo, quelle idee, pro o contro l’autore, senza pietà e senza bontà.
Scorrono le pagine, ne senti il profumo, ne riconosci le parole, ti inoltri anche tu per quei sentieri che sono percorsi fatti altrove ed appartenuti ad altri. Li fai tuoi. Ti siedi al tavolo, depositi il libro che pesa. Il peso del tempo, degli anni, delle idee, delle parole passate che rivivono a nuova vita nella tua mente. Ecco il piacere di avere tra le mani un libro antico. Solo eguagliato dall'avere tra le meni uno moderno.