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Un saggio per neofiti e per esperti
Poesia, un vocabolo di sei lettere che affascina o spaventa, affascina perché la lettura di molte liriche ingenera un’emozione difficilmente dimenticabile, accompagnata spesso da una o più riflessioni che ci rendono consapevoli di aver acquisito qualche cosa di nuovo, di aver accresciuto il nostro livello culturale; spaventa perché molti temono la difficoltà di comprendere, credono che sia meglio leggere qualche cosa di frivolo e di facile, per non affaticare il cervello, e così ignorano gli ampi spazi che a loro può aprire la poesia. A questi ultimi dico che ciò che li tiene lontani dall’espressione poetica è il timore del nuovo, è la difficoltà di capire che cosa sia la poesia e che cosa rappresenti. Spesso ciò è frutto di una preparazione incompleta, di studi normali frettolosi, di insegnanti di lettere che non hanno saputo o non hanno voluto impegnarsi per rendere fruibile una forma espressiva di rara efficacia e bellezza, talmente innata nell’uomo, da rappresentare il primo modo di trasmissione di storie, di stati d’animo, di riflessioni, ancor prima addirittura che venisse inventata la scrittura.
Se quanto ho scritto ha valenza per i lettori, ancor di più ne ha per gli scrittori, cioè per chi aspira a comporre poesie.
Tuttavia, con un po’ di buona volontà e ricorrendo a un aiuto esterno queste difficoltà non sono insormontabili, e sono convinto che chi leggerà questo Saggio di Maria Carmen Lama ne trarrà di sicuro giovamento, sia che si tratti di neofiti, sia di autori che già si dilettano a scrivere poesie.
L’autrice, dopo un lungo tempo di preparazione, è riuscita a predisporre un elaborato secondo uno schema logico e, quel che più conta, adeguatamente esauriente e chiaro, una facilità di accesso che consente anche a chi è digiuno della materia di farsi un’idea piuttosto completa, così da poter intraprendere meglio e più sicuramente il processo di avvicinamento alla poesia.
Suddiviso in due grandi parti, alla prima è riservato il compito di evidenziare il diverso modo di poetare, con un’analisi della famosa Ars poetica di Orazio (all’incirca 15 a.C.) e del Discorso sopra la poesia di Giuseppe Parini (1761), quest’ultimo una vera separazione netta dal precedente sul modo di come fare poesia; né potevano mancare definizioni della poesia, quanto mai variegate e differenti, a seconda delle epoche storico-letterarie e di chi le ha redatte. Così accanto a quella di Tommaso Ceva (la poesia è un sogno fatto alla presenza della ragione), assai d’effetto, figura quella del poeta Franco Fortini, meno onirica e più salda, che richiama anche un’imprescindibile esigenza di logica, cioè il testo deve essere tale da costituire un profondo studio esistenziale.
In questa parte figurano pure le opinioni al riguardo della Cvetaeva, di Carducci, di Pascoli, di Saba, di Montale e di Mario Luzi, e poiché la poesia è anche pensiero sono presenti pagine sulle correlazioni fra questa e la filosofia, l’etica e la mistica.
La seconda parte è riservata alle poesie di autori del XIX secolo e del XX secolo, nonché a quelle di contemporanei; risultano così interessanti analisi interpretative dei testi di alcuni poeti, fra i quali figurano Emily Dickinson, Mario Luzi, Eugenio Montale, Pablo Neruda e Antonia Pozzi.
Quanto ai contemporanei si tratta di nomi meno noti, ma che hanno destato interesse nell’autrice, per l’originalità dei loro testi e per lo stile peculiare di ognuno di loro.
Fra l’altro, il bello di questo libro è che le pagine scorrono veloci, salvo soffermarsi di tanto in tanto su qualche punto meritevole della massima attenzione e che quindi induce a riflessioni e confronti, un modo assolutamente piacevole per arricchire il proprio substrato culturale, foriero peraltro di nuove idee per chi scrive e di un accresciuto interesse per chi intende accostarsi a questa importante arte, prima sempre come lettore e poi, magari, anche come autore.
Direi che più di così non si può pretendere.